ALBO D'ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1792 AD OGGI - SITUAZIONE

Alla data del 31 MARZO 2023 sono stati inseriti in modo provvisorio:
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sabato 30 novembre 2024

Pagine di Storia del risorgimento

 

LA REPUBBLICA ROMANA E L’ “OBBEDISCO” DI GARIBALDI NELLA DIFESA DI ROMA SUL FRONTE SUD CONTRO L’ESERCITO NAPOLETANO

Ten. cpl Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta



Nei primi mesi del 1849 contro la Repubblica romana marciarono quattro eserciti, uno austriaco, che si mosse da terra verso le Legazioni romagnole ed Ancona, uno francese, che sbarcò nel nord del Lazio a Civitavecchia, uno spagnolo che sbarcò sulle coste sud del Lazio a Terracina, ed uno napoletano, che mosse a nord lungo la via Appia.

Il 30 aprile i francesi al comando di Oudinot furono sconfitti sotto le mura di Roma da Garibaldi e inseguiti verso Civitavecchia, ma il generale venne fermato da un ordine del Triumvirato che gli imponeva il rientro a Roma, sia a seguito della volontà di instaurare trattative con la Repubblica francese, che per l’urgenza di affrontare l’armata napoletana.

Il 4 maggio Garibaldi alla testa di circa 2.300 uomini uscì da Roma verso sud-ovest, il 9 maggio a Palestrina si scontrò con le avanguardie dell’esercito napoletano che furono respinte, il 10 maggio fu richiamato a Roma per il timore di una ripresa degli scontri con i francesi, invece venne dalla Francia come inviato straordinario Lesseps che, conclusa una tregua, instaurò delle trattative con la Repubblica romana.

Fu quindi possibile organizzare un forte contingente contro l’esercito napoletano che nel frattempo si era accampato a Velletri, forte di circa 10.000 uomini l’esercito repubblicano uscì da Roma la sera del 16 maggio al comando del generale Roselli.

Nel frattempo il Lesseps respinse l’offerta del re delle Due Sicilie, Ferdinando II, di attaccare contemporaneamente la Repubblica romana, circostanza che indusse il re ad ordinare un ripiegamento verso Cisterna per rientrare nei confini del regno.

Garibaldi alla testa dell’avanguardia la mattina del 19 maggio colse l’occasione, nonostante gli ordini contrari di Roselli, per attaccare i reparti borbonici in ripiegamento presso il ponete di Fontananuova, fuori Porta romana a Velletri, dopo uno sbandamento iniziale in cui lo stesso Garibaldi rischiò di rimanere prigioniero i borbonici ripiegarono su Velletri.

Nella notte tra il 19 e il 20 maggio l’esercito borbonico completò la ritirata da Velletri a Cisterna, permettendo a Garibaldi di entrare a Velletri la mattina del 20 senza trovare alcuna resistenza.

Garibaldi propose di avanzare verso Napoli ma sia Mazzini che Roselli, temendo di lasciare sguarnita Roma, si dissero contrari e il grosso dell’esercito rientrò, autorizzando tuttavia Garibaldi a continuare verso sud alla testa di circa 4.000 uomini.

Avanzando sulla via Casilina la sera del 23 maggio l’avanguardia costituita dai 400 bersaglieri lombardi di Manara entrò a Frosinone, dove il 24 arrivò anche Garibaldi, che ripartito la mattina del 26, alla sera si accampò nei pressi di Ceprano ai confini del regno delle Due Sicilie.

Nel frattempo per Arce, primo comune al di là del confine nel regno, affluivano i profughi del frusinate insieme al clero, al Vescovo e al Governatore di Anangni.

Non vi erano restate al confine truppe borboniche sufficienti, se non un contingente di Guardie Cittadine di Arce, una trentina di Reali Carabinieri, uno squadrone di Dragoni, una cinquantina di soldati dei Dazi, una cinquantina di Guardie di Pubblica Sicurezza e dai comuni vicini una quarantina di Guardie Civiche, tutti al comando del Maresciallo di campo Vial, questo quanto riferito dal capitano Pietro Lancia della Guardia Cittadina di Rocca d’Arce.

La mattina del 27 vi fu uno scontro a fuoco fra i repubblicani e i borbonici prima di passare il confine, in cui vennero coinvolti i Dragoni, la “colonna mobile” e gli uomini della Pubblica Sicurezza, non si fa cenno alla Guardia Cittadina, nel dispaccio inviato dal Capo Brigata di Cavalleria, mentre il capitano Nicola Grossi della Guardia Cittadina di Arce, in un dispaccio riservato inviato all’Intendente di Caserta descrive uno scontro a fuoco sostenuto dalla Guardia Civica, senza che i Doganali, i Carabinieri e i Nazionali entrassero in azione.

La mattina i bersaglieri di Manara occuparono Arce e Rocca d’Arce, seguiti dal grosso comandato da Garibaldi, entrando in un paese deserto per la paura, non vi furono atti di violenza ma solo di propaganda, solo nelle campagne vi furono delle requisizioni.

I cittadini che erano scappati, nella giornata rientrarono e furono aperti anche degli esercizi per rispondere alle richieste dei repubblicani, che pagarono con la loro moneta.

La sera stessa Garibaldi rientrò a Ceprano con tutto l’esercito, su dispaccio urgente del Triumvirato, il quale aveva avuto notizia che gli austriaci presa Bologna stavano marciando su Ancona.

Gli venne offerta la possibilità, se la ritenesse utile, di rientrare a Roma passando dagli Abruzzi al fine di intercettare gli austriaci, ma la sera dello stesso 27 maggio un ulteriore ordine del Triumvirato lo invitava a rientrare a Roma per la via più breve.

Lasciata Arce e Rocca d’Arce il giorno successivo era a Frosinone con il grosso delle truppe, le truppe borboniche al comando del generale Nunziata entrarono ad Arce solo due giorni dopo, il 29 maggio.

La popolazione rimase interdetta da questi veloci alternarsi di schieramenti, mentre Garibaldi, che aveva già ricevuto da delegazioni dei comuni vicini l’invito a procedere verso Napoli, ubbidì ma mostrò con lettera indirizzata a Mazzini tutto il suo disappunto nel dovere abbandonare l’impresa nel regno delle Due Sicilie, tuttavia questo lo spinse a considerare la debolezza di comando dei napoletani e ad avvicinarsi successivamente al Piemonte e quindi al partito regio, lasciando i repubblicani.

Nota

  • F. Corradini, … di Arce in Terra di Lavoro … , 238 -252, Vol. II , Parte speciale , Sez.I Arce 2004.

mercoledì 20 novembre 2024

Adunata Nazionale dei decorati al Valore militare Roma 28 ottobre 1933

 L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933.

Giorgio Madeddu


 

Il 28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare, nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)

L’istituto del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima Adunata Nazionale”.

Per l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera – Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).

A tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema Araldico dell’Istituto.

Il Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti ai decorati. (Fig. 6)

Nella prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le folle presenti si posizionavano sull’attenti.

Le bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il Direttorio del Nastro Azzurro.



Perfettamente inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.

Il corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano sino a piazza Venezia.

Al Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.

Prima dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera, Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore Militare.

Attraversato l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.

Alle 11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva accolto dalle autorità presenti.

Montato a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.

Conclusa l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce. In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo labaro nazionale.

La cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata, l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.

Per il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire!”.

 

Fonti

Archivio Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933

Archivio Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933

Archivio Storico Corriere della Sera, 13, 28, 29 ottobre 

lunedì 11 novembre 2024

Rivista QUADERNI N. 3 DEL 2024 Luglio Settembre 2024

 


info: quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org

Numero dedicato nella sua apertura alla Sentenza della Corte di Cassazione, terzo grado di giudizio, in merito alla vicenda di Redipuglia. Grazie a Laura Ferretti, avvocato e socia della Federazione Provinciale di Pordenone, è stato messo un punto fermo su andazzi che cozzano contro lo spirito statutario dell’Istituto. Come sottolineato nell’editoriale del Presidente, si invitano tutti i Soci dell’Istituto ad una riflessione su “che cosa fa e deve fare” l’Istituto del Nastro Azzurro”, anche con una lettura attenta della Sentenza della massima Corte di giudizio.

Approfondimenti dedica spazio alla vicende della Divisione “Emilia” ed ad un episodio della “battaglia in porto” della guerra marittima della Prima guerra mondiale con la ricostruzione dell’affondamento, da parte di sabotatori italiani al soldo degli austriaci, della corazzata “Leonardo da Vinci”. Dibattiti porta due contributi di “alumni” dei Master, uno dedicato alla triste vicenda della dittatura militare in Argentina degli anni ‘80 del secolo scorso, vicenda quando mai emblematica in tema di libertà e cultura e l’altro alle vicende a Polcenico (Pordenone) della formazione partigiana “Ciro Menotti”, così come Archivio porta il contributo della neolaureata Elda Franchi su un tema veramente originale: potere e violenza di Stato, con approfondimenti sui Laogai cinesi e la loro funzione. Nonostante la linea che questa rivista ha sempre adottato di non pubblicare articoli già pubblicati, si fa un eccezione, in Musei, Archivi e Biblioteche, con la pubblicazione di un contributo di Alessandro Gentili dedicato alla figura del Maggiore Infelisi ed al recupero della sua memoria. Nel centenario della morte di Giacomo Matteotti, due contributi, uno di ricostruzione della nota vicenda dell’assassinio politico, eccezione nella storia parlamentare italiana, di Alessia Biasiolo, mentre Stefano Bodini ci pone alla attenzione l’ultimo scritto edito di Giacomo Matteotti, che si spera pubblicare nei CESVAM Papers nella sua integrità, che riporta in diverse pagine le violenze che si perpetuarono nel 1924 nell’ambito del confronto politico del tempo, preludio alla dittatura.


Nella seconda parte della Rivista, Una Finestra sul mondo ci apre alla questione dei BRICS, mentre Geografia delle Prossime Sfide cii porta nel mondo latino-americano e e sue dinamiche di caoslandia e colpi di stato, nel caso in ispecie, la Bolivia; infine una scheda su le sanzioni che la UE ha imposto alla Russia in conseguenza alla aggressione alla Ucraina.


Nelle consuete rubriche, segnalato l’inizio dell’anno accademico universitario e l’attività che si programma per la maggiore diffusione, oltre l’approccio associativo ludico-rievocativo, dei Master con i risvolti non solo di diffusione culturale ma anche economico-finanziari; altra attività posto in evidenza, la ricerche, già inizia un anno fa, della individuazione di materiale materico afferente la Storia dell’Istituto del Nastro Azzurro. Infine il rinvio alle filiere attivate nella rete, che ampliano la capacità di diffusione del CESVAM, che vede in nuce lo studio di nuove iniziative.


Infine da segnalare la edizione del N.2 del 2024, (N. 32 della Rivista Aprile Giugno 2024) di QUADERNI in versione “elettronica” completa che è in corso a titolo gratuito nell’ambito della campagna di abbonamento 2024 - 2025





I Copertina: Fotografia del Sacrario Militare di Redipuglia

IV Copertina: Locandina Master in Politica Militare Comparata. Dal 1960 ad oggi