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Palazzo Salviati. La Storia

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venerdì 23 settembre 2016

Ricerca parametrale n. 470. Notizie del 23 settembre 2016

 Referendum costituzionale, Pagamento riscatto, Usa 2016
Newsletter n° 470 , 23 settembre 2016

Dopo infiniti tira-e-molla, la data è in arrivo: 
martedì prossimo il Consiglio dei ministri fisserà 
il giorno in cui gli italiani saranno chiamati a votare 
sulla riforma costituzionale. Una consultazione 
che avrà effetti non solo sulla politica interna:
 a tenere il fiato sospeso sono anche Bruxelles
 e Berlino, che guardano con preoccupazione
 al referendum di autunno. Eppure, mentre l'Ue 
segue le vicende italiane, dall'altra parte scruta le mosse
 della Svizzera, dopo la visita del presidente della 
Commissione Juncker: con Berna che vuole porre 
un freno all'immigrazione - rimettendo in discussione
 il complesso reticolo di accordi con l'Unione, l'unico 
mediatore è finora proprio Roma. Difficile la situazione
 in Libia per i due italiani rapiti da al Qaeda. Massima 
la segretezza sul caso, mentre molti tornano a
 domandarsi, come accaduto più volte in passato, 
se piegarsi alla logica illegale di un'eventuale 
richiesta di riscatto.

martedì 20 settembre 2016

Ricerca parametrale n. 469. Notizie del 20 settembre 2016

Oggetto Newsletter : Renzi a Bratislava, Food Diplomacy, Gas nel Mediterraneo
Newsletter n° 469 , 20 settembre 2016

Il direttorio di Ventotene si è dissolto velocemente.
A mostrarlo è stato lo strappo di Renzi al termine 
del vertice di Bratislava. Ma l'Italia ha bisogno di
 farsi avanti a gomitate o, nel lungo periodo, la
 pazienza pagherà più dell'irruenza? Dalla
 Slovacchia poi nessuna idea per dare un
 senso all'Europa post Brexit. Tra quanti 
aspettano di conoscere i progetti sul futuro comunitario 
ci sono anche coloro che chiedono a Bruxelles di dotarsi 
di una food diplomacy. Facendo tesoro del lavoro svolto
 durante l'Expo, l'Ue potrebbe ripensare i modelli di
 produzione agricola rendendoli ecologicamente sostenibili?

sabato 17 settembre 2016

Ricerca Parametrale n. 468. Notizie del 16 settembre 2016

 Bratislava, discorso sullo Stato dell’Ue, diritti Lgbt in Turchia
Newsletter n° 468 , 16 settembre 2016

La famiglia europea a 27 si riunisce oggi a
 Bratislava. Sullo sfondo i pensieri sulla Brexit e
 sulle prossime elezioni in Austria e Ungheria,
 in tavola un’agenda che si concentra soprattutto
 su sicurezza e immigrazione. Tante le attese, 
ma alla vigilia, mentre si discute del discorso sullo
 Stato dell’Unione europea di Juncker, nessun leader
 europeo sembra arrivare a Bratislava con lo spirito giusto. 
Da Bratislava dovrebbe iniziare una road map che porterà a 
Roma, dove il prossimo marzo si celebreranno i 60
 anni dei trattati europei. Oltre alle celebrazioni,
 spesso dedicate ai morti, ci saranno anche atti concreti?

giovedì 15 settembre 2016

Ricerca Parametrale n. 467. Notizie del 13 settembre 2016

Oggetto Newsletter : Tregua in Siria, Filippine di Duterte,  Balcani nell'Ue
Newsletter n° 467 , 13 settembre 2016

Raggiunto l'accordo di Stati Uniti e Russia per una
 tregua in Siria che dia inizio a negoziati politici. Tanti 
i dubbi sul suo successo, ma su un dettaglio sembra
 esserci sempre più chiarezza. Nella Siria del futuro,
 Assad e il suo regime hanno un posto quasi assicurato.
 In Asia intanto è terminato il vertice dell'Asean, il primo
 al quale ha partecipato il presidente filippino Duterte; 
ma chi è questo giustiziere anti-americano che dopo
 aver offeso il Papa e il presidente Obama si prepara 

a presiedere l'Organizzazione asiatica? E in Europa, 
in attesa di andare a Bratislava, c'è chi ha il coraggio
 di parlare di allargamento nei Balcani: il sogno europeo
 resiste nonostante che l’immagine della ricca e ospitale
 famiglia si stia dissolvendo?

mercoledì 14 settembre 2016

Ricerca parametrale n. 466. Notizie del 6 settembre 2016

Oggetto Newsletter : Usa 2016, Hong Kong, Turchia in Siria
Newsletter n° 466 , 9 settembre 2016

Nessun accordo tra Obama e Putin. Anche dopo l’ingresso
 della Turchia nel conflitto siriano, l’incontro tra i due leader 
in occasione del G20 in Cina si conclude in un nulla di fatto.
 Cattive notizie anche per il padrone di casa Xi Jinping. 
Proprio mentre indossava le vesti dello statista globale
 ha dovuto fare i conti con gli oppositori di Pechino. 
A Hong Kong, i protagonisti della rivolta degli "ombrelli gialli” 
sono entrati in Parlamento. Non accontentandosi del suffragio
 alla cinese, richiedono il suffragio universale, oltre all’indipendenza
 dalla madre patria. 

Ricerca Parametrale N. 465. Notizie del 6 settembre 2016

Oggetto Newsletter : Elezioni in Germania, Impeachment Dilma, Turchia in Siria
Newsletter n° 465 , 6 settembre 2016

Afd fa lo sgambetto alla Merkel. Con il 21,2% di consensi in
 Meclemburgo-Pomerania, supera, in casa, la Cancelliera
 che ora dovrà dire qualcosa in più di un "Ce la possiamo fare!"
 per non rischiare di cadere rovinosamente nel 2017.
 Per una donna che vacilla, ce n’è un’altra che cade: 
l’ex presidente brasiliana Dilma ormai è solo un
 brutto ricordo della recente storia del Brasile.
 E i cambiamenti coinvolgono anche l'Unione europea.
 Valzer di poltrone dove non tutte le teste cadono.

Per seguirci costantemente, visita il nostro sito
dove troverai un ricco archivio di articoli, Speciali,
 recensioni di novità librarie, notizie in tempo reale dall'agenzia AGI. 

venerdì 2 settembre 2016

Ricerca Parametrale n. 464, Notizie del 1 settembre 2016

Oggetto Newsletter : Terremoto, Libia, Trump
Newsletter n° 464 , 1 settembre 2016

Le Procure prendono l'iniziativa e la macchina
 della solidarietà si attiva, ma come funziona 
nel dettaglio il sistema di sicurezza civile che affronta 
l'emergenza del sisma nel centro Italia? Intanto,
 le forze fedeli al governo libico di unità nazionale
 provano a dare il colpo finale alle bandiere nere 
dell'autoproclamatosi “stato islamico" a Sirte, ma
 la fiducia nel premier al Serraj si è volatilizzata: 
un nuovo esecutivo, come auspica l'Onu, è all'orizzonte. 
A poco più di due mesi dal voto, Donald Trump non smette 
di stupire: nei prossimi giorni sarà in Messico, dove 
avrà vita dura a spiegare la sua volontà di edificare 
un muro al confine con gli Stati Uniti.

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Puoi 

Integrazione europea: è necessario procedere?

Unione europea
Allargamento nei Balcani: quo vadis?
Valbona Zeneli
11/09/2016
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L'integrazione europea dei Balcani occidentali sembra essere evanescente e si muove tra le celestiali promesse politiche e la realtà terrena. È evidente a tutti che esista un consenso comune secondo il quale l'unico progetto fattibile per raggiungere una vera stabilità e una certa prosperità nei Balcani sia l'integrazione di questi paesi con l'Unione europea, Ue.

Sebbene siano stati fatti molti passi in avanti, il completamento del "Progetto europeo" in questa regione viene minacciato costantemente da grandi sfide.

L'Europa è immersa completamente nei suoi problemi ed è impegnata nell’affrontare le crisi economiche e politiche, sconvolta ancora dalla “Brexit”, cercando di far fronte alla questione migratoria.

Nonostante il caos attuale, i paesi dei Balcani occidentali non hanno ancora perso il loro interesse per l'Ue: infatti, pazienti si mettono in fila per diventare membri di questa famiglia. D'altro canto, nonostante un certo livello di "enlargment fatigue" tra diversi membri, l'Ue sta cercando di mantere viva la politica di allargamento.

“Europeizzare” una regione divisa da differenze sostanziali tra i Paesi che vi fanno appello - come le economie in stato di sviluppo, le istituzioni deboli e la società civile poco rappresentata - non è facile. Il raggiungimento di tale obiettivo si qualificherebbe come una grande prova di affidabilità e capacità per l’Ue.

Enlargment fatigue
La politica di ampliamento, una priorità fondamentale dell'Ue dall’inizio degli anni novanta dopo la caduta del muro di Berlino, è stata ampiamente riconosciuta come il più potente strumento della politica estera dell’Ue. Iniziata come un gruppo di sei Paesi, è ora sede di una popolazione di oltre 500 milioni. Otto paesi sono ancora in attesa di entrare a fare parte di quest’associazione, mentre uno dei Paesi più importanti dell'Ue stessa, il Regno Unito, ha deciso di chiedere il divorzio.

Nonostante le numerose critiche, il successo della politica d’allargamento è innegabile. Mentre si è tentato di giustificare i sette turni di allargamento con motivazioni tra le più varie, in primis geografiche, ma anche politiche ed economiche, la ragione principale è rimasta la stessa: la sicurezza europea. Eppure allo stato attuale delle cose quest’ultima sembra essere data per scontata.

Dodici anni dopo l’"unificazione storica" d'Europa nel maggio del 2004 con dieci nuovi membri, la prospettiva sull'allargamento sembra cambiata. Lo scetticismo popolare è aumentato, raggiungendo il 53% dei cittadini dell'Ue che oggi si oppongono a gran voce contro qualunque ulteriore ampliamento della coalizione.

Molti sostengono che la "fatica di allargamento" ha avuto origine nel 2007 dopo l'adesione di due nuovi paesi, Bulgaria e Romania, momento nel quale l'Ue avrebbe raggiunto la sua "capacità d’assorbimento". Di contro, il processo di espansione ha iniziato ad affievolirsi con il fallimento del progetto costituzionale dell'Unione, seguito dal “no” espresso attraverso i referendum in Olanda e in Francia.

Gli ultimi allargamenti, 2004 e 2007, hanno ulteriormente aumentato la diversità all’interno della Ue. Come un maremoto sono sopraggiunte la crisi economica, quella dei migranti e infine la Brexit.

Il sogno europeo continua
I Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Serbia, Montenegro e Kosovo), tutti in fila per aderire all’Unione, non sono certo privi di problematiche. Nonostante il progresso raggiunto negli ultimi anni, questa regione soffre ancora il brutto sapore degli eventi spiacevoli degli anni novanta, quando la divisione nazionalista ed etnica ha sostituito le ideologie comuniste del passato.

Il livello della democrazia, lo stato dell'economia di mercato, la situazione politica e lo stato del diritto rimangono preoccupanti. Diversi dubbi sono stati sollevati per il fatto stesso che la democrazia in questi Paesi si sia evoluta più che altro in una guerra di potere tra i politici, creando un divario, forse insanabile, tra le élite e i cittadini.

Le nuove istituzioni della libera economia di mercato sono state compromesse dall’alto livello dell'economia informale e dall'ampliamento delle disparità economiche e sociali. La criminalità organizzata e la corruzione rimangono pesanti sfide da affrontare.

La povertà e l’alto tasso di dissoccupazione rimangono tra le questioni più cogenti per la popolazione. Anche se il reddito pro-capite è quasi raddoppiato negli ultimi due decenni, il livello medio regionale rimane basso: solo il 36% del reddito dei Paesi Ue. L’integrazione nell’Ue è considerata come lo strumento migliore per avvicinarsi economicamente agli altri Paesi occidentali.

La Croazia e poi?
Le dichiarazioni scoraggianti su un prossimo allargamento dell'Ue verso i Balcani occidentali non mancano. Eppure, il sostegno europeo alla regione non è venuto meno. Infatti, nel 2014 la cancelliera Angela Merkel ha rinnovato la “Prospettiva europea” della Regione, con l'obiettivo di rafforzare la partnership con la Ue nell’intento generale di dare avvio a varie riforme.

Negli ultimi tempi la cosidetta "fatica d’allargamento" sta diventando parte integrante dei discorsi politici degli esponenti dei governi dei Balcani occidentali, utilizzata come una via di fuga per il mancato progresso, non facendo tuttavia cenno al fatto che ciò è dovuto principalmente alle mancate riforme e alle difficoltà strutturali dei candidati attuali incapaci di soddisfare i criteri di adesione. Il successo sarà determinato dall’impegno reale degli attori polici domestici. L’adesione della Croazia nel 2013 rimane un esempio positivo.

Nondimeno, l'invio di messaggi poco stimolanti da parte dell’Ue ai Balcani creerebbe una conseguenza non voluta, ovvero “l’affaticamento dalle riforme”. Ciò potrebbe favorire il regresso della Regione, politico e democratico, creando instabilità non solo nei Balcani, ma in tutta l’Europa. I cittadini potrebbero nel tempo perdere la speranza nel “Progetto europeo”. Si tratta, quindi, di una prova concreta di credibilità per tutta l’Unione europea.

Valbona Zeneli è professore di national security studies e direttore di Black Sea Eurasia Program presso il George C. Marshall European Center for Security Studies. Le opinioni espresse sono personali dell’autore e non rappresentano le opinioni del Department of Defense, the George C. Marshall European Center for Security Studies, o dei governi degli Stati Uniti o della Germania.