L'Iran va oggi alle urne per scegliere il nuovo presidente.
Conservatori uniti dietro Ebrahim Raisi, ma il presidente
uscente Hassan Rohani corre da favorito, con dalla sua
un'economia in crescita e un'inflazione in picchiata.
Sempre oggi, Donald Trump comincia la sua prima
missione all'estero in Arabia Saudita, lo storico rivale
di Teheran nella regione: il tour continuerà fra Medio
Oriente ed Europa e si concluderà a Taormina, dove
il presidente americano parteciperà al G7. Dopo
l'incontro fra il neopresidente francese Emmanuel
Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel,
il Vertice siciliano offrirà a Parigi e Berlino una
prima occasione per coordinare le loro posizioni:
che ruolo avrà l'Italia in questa rinnovata sintonia?
Fra le strategie per il rilancio dell'Ue, anche
l'accelerazione verso una difesa comune (di cui si parlerà
oggi a Torino a un evento IAI con il ministro Roberta
Pinotti). A Pechino intanto, si è svolto il Forum della
Belt and Road Initiative, dove capi di Stato e di governo e
leader di organizzazioni internazionali hanno preso parte a
quello che è stato definito il lancio del Piano Marshall
cinese: la costruzione di una nuova Via della Seta in cui
l'Italia spera di essere protagonista.
Ue in marcia. E l’Italia? Difesa europea: verso un sistema-Paese Alessandro Ungaro 18/05/2017
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Quante volte si è parlato in Italia della necessità di “fare sistema”? Tante, forse troppe, spesso in maniera disarticolata e astratta. E cosa vuol dire “fare sistema” in un mercato internazionale della difesa sempre più competitivo, complesso e in continuo mutamento sul fronte politico e dell’evoluzione tecnologica?
Una pratica sempre più diffusa è quella degli accordi governo-governo (G2G), i quali rappresentano uno strumento strategico di politica internazionale, consentendo anche di sostenere la propria industria nazionale della difesa. Crescente è inoltre il numero dei Paesi terzi che prediligono un approccio G2G alla fornitura di equipaggiamenti militari, sia come strumento di garanzia al momento della stipula dei contratti sia come tramite per stringere nuove collaborazioni militari e industriali.
L’esempio britannico e francese Londra e Parigi praticano già da tempo un supporto all’export di equipaggiamenti militari particolarmente efficace e strutturato. La politica britannica, per esempio, viene definita e realizzata in modo sistemico attraverso l’azione della Defence Growth Partnership (Dgp) e della Defence and Security Organization (Dso). Il ruolo e la rilevanza del lavoro congiunto tra Dgp e Dso sono destinati a crescere nei prossimi anni per rafforzare la posizione internazionale del Regno Unito alla luce dei possibili impatti economici e politici della Brexit.
In modo analogo, la politica francese si caratterizza da sempre per un forte sostegno governativo all’esportazione di prodotti militari, facendo leva su un’organizzazione articolata sia a livello politico-strategico sia a livello “periferico”.
L’ambiguità italiana… L’Italia, come accade troppo spesso, vive una situazione di mezzo, per certi versi ambigua. La normativa del 2015 - con la quale si introduce l’attività G2G - è certamente di un’assoluta novità ma ha delle debolezze intrinseche: esclude, infatti, espressamente ogni coinvolgimento dello Stato italiano, e in particolare della Difesa, nelle trattative commerciali, limitando la sua attività a quella di supporto tecnico-amministrativo.
Sempre più spesso però viene chiesto alla Difesa di ricoprire il ruolo di rappresentante del Paese e di garante dell’accordo, per assicurare la corretta attuazione dei contratti. C’è innanzitutto di un problema di immagine e credibilità dell’Italia come sistema-paese perché l’impostazione corrente espone lo Stato sul piano dell’immagine giuridica-legale senza tuttavia fornire la capacità, gli strumenti e la responsabilità di controllare il buon esito del contratto.
Non a caso, la Commissione Difesa del Senato sta discutendo sull’eventualità di rivedere la normativa G2G per renderla più simile a quelli che altri paesi concorrenti. Ciò avrebbe ricadute non solo per la politica di sicurezza e difesa dell’Italia ma altresì sul rafforzamento competitivo del comparto tecnologico-industriale.
…e come superarla A questo proposito, un recente studio IAI per il Parlamento cerca di fornire alcune proposte concrete per superare l’attuale ambiguità e conferire così maggiori competenze e responsabilità alla Difesa nell’ambito degli accordi G2G. Innanzitutto, la decisione circa l’esportazione di un determinato prodotto nell’ambito di un accordo governo-governo dovrebbe essere presa a livello politico, attraverso un organismo di natura sistemica, una sorta di Consiglio dei ministri ristretto che includa i dicasteri interessati.
Il lavoro tecnico potrebbe essere svolto da un tavolo tecnico interministeriale, sulla falsariga della cabina di regia per l’aerospazio o di quello per il coordinamento delle attività in ambito Edap (European Defence Action Plan). In quest’ottica si potrebbe anche affrontare in termini più generali la politica del supporto all’esportazione di equipaggiamenti militari italiani nel caso si identifichi uno specifico interesse nazionale.
Si potrebbe, quindi, riattivare e aggiornare l’iniziativa Gliced, il gruppo di lavoro interministeriale per il coordinamento delle esportazioni di materiali per la difesa istituito all’inizio dello scorso decennio presso la Presidenza del Consiglio e mai decollato.
Cambio di passo tra Difesa e industria A livello più operativo, si potrebbe pensare di rivedere la funzione e il ruolo della società Difesa Servizi. Quest’ultima, a fronte di un cambiamento della sua legge istitutiva, potrebbe rispondere in maniera adeguata alle caratteristiche intrinseche degli accordi governo-governo. Si tratta, peraltro, di una società per azioni di cui il Ministero della Difesa è socio unico: esegue già attività di vendita di beni e servizi civili e potrebbe acquisire i necessari profili professionali su base temporanea senza appesantire la sua struttura.
Al centro di un’eventuale nuova impostazione della politica italiana in materia rimane però un punto fondamentale, ovvero un cambio di passo nelle relazioni tra Difesa e industria. Già il Libro bianco del 2015 definisce tale direzione, sottolineando come le esportazioni rappresentino “importanti risorse spendibili nei rapporti intergovernativi tesi alla cooperazione militare.
Su di esse, si possono sviluppare politiche di partenariato e di trasferimento di tecnologie, privilegiando gli accordi «Governo a Governo»”. Un potenziale coinvolgimento dello Stato deve quindi necessariamente essere gestito attraverso uno stretto rapporto con la controparte industriale interessata all’accordo affinché sia in grado di monitorare l’intera attività del programma e possa tempestivamente intervenire nel caso si presentino criticità.
Alessandro R. Ungaro è ricercatore del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, twitter @AleRUnga.
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