Giorgio Madeddu
Collaboratore Ce.S.Va.M.
Era l’11 gennaio 1932, anno X°,
quando Pietro Delvecchio, allora Segretario Generale dell'Istituto del Nastro Azzurro,
esprimeva “viva soddisfazione” nei confronti della Federazione di Milano in
quanto, la stessa, intendeva pubblicare un Bollettino straordinario da inviare
a tutti decorati della Provincia, “... allo scopo di svolgere specialmente una
profittevole propaganda anche presso quei decorati che non fanno parte ancora
della nostra Famiglia.”
Il Segretario Nazionale
ritenuta l’iniziativa, “… degna di altissimo plauso…”, rivolgeva, inoltre,
personali congratulazioni al presidente della Federazione Giulio Giussani e
alla Sezione di Milano, “… sempre fra le prime in ogni buona iniziativa…”.
Chi erano Pietro Delvecchio e
Giulio Giussani?
Pietro Delvecchio, avvocato,
Cavaliere di Gran Croce, componente del primo Consiglio Nazionale e Segretario
Generale della Sezione di Roma alla costituzione, autore di numerose
pubblicazioni, tra queste un’opera di quasi mille pagine stampata su due volumi
dal titolo, “Il Valore italiano: Note storiche sulle grandi azioni collettive e
individuali nelle battaglie del Risorgimento e nella guerra mondiale” (1934).
Giulio Giussani, pluridecorato
della Grande Guerra, Cavaliere Ufficiale, divenne Presidente della Federazione
e della Sezione di Milano. Lo ritroviamo componente del Consiglio Nazionale
costituito a seguito del IV° Congresso Nazionale svoltosi a Siena a fine
ottobre del 1930.
La lettera di Delvecchio,
successivamente pubblicata nel Bollettino straordinario, prosegue esaltando il
ruolo del Nastro Azzurro, che ormai è chiaramente divenuto organico al regime:
“Chiunque ha ben meritato dalla Patria deve sentire la nobiltà della missione
affidata al Nastro Azzurro, fervida espressione di quella fede per cui decorati
al valore affrontarono le più ardue prove e sostengono i sacrifici più duri.
Nel nostro Istituto tutti vedono ormai il simbolo immacolato delle virtù della
stirpe, la vivida fiamma che tiene accesa la rinata coscienza del nostro
avvenire. Per il paese che lavora e che produce, e nel quale si è risvegliato
il sentimento della romanità, non vuole vivere soltanto nei ricordi delle sue
gloriose memorie, ma avere un fervore di vita creatrice, per la quale le
aspirazioni nazionali possano conseguire la loro realizzazione e l'avvenire
rivivere nel nostro grande passato. Perciò i decorati al valore debbono
stringersi nelle file del Nastro Azzurro che questo programma persegue con
tenace costanza e con intatta fede.”
Delvecchio svela in questo
passaggio l’intento del Bollettino straordinario: avviare una vigorosa campagna
di adesioni all’Istituto affinché i decorati al Valore Militare, non ancora
partecipi del progetto nazionale del regime, in esso possano riconoscersi,
aderire e sostenere attivamente. Il Bollettino straordinario è quindi un
appello come lo stesso Delvecchio lo definisce nella chiusa della sua lettera:
“Il Tuo appello, caro Giussani, scuota perciò quanti, in codesta forte regione,
sono ancora fuori dalle nostre file, risvegliando in loro la coscienza del
dovere e della solidarietà perché anche nella battaglia civile che il Paese
combatte, ogni decorato d'Italia, con una sola voce, possa rispondere:
presente!”
In un contesto di grande
armonia e collaborazione tra la gli organi nazionali e quelli periferici,
prende cosi forma il Bollettino straordinario che, in prima pagina, riporta
l’editoriale a cura del Presidente Nazionale, la Medaglia d’Oro Gen. Amilcare
Rossi, dal titolo “Da Roma”; al centro, la già citata lettera del Segretario
Nazionale e, sotto di questa, il “Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E.
Mussolini il 21 aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma
all’Istituto del Nastro Azzurro”, come articolo di spalla, in tre colonne, un
pezzo dedicato a “La donna e la guerra”.
Premesso che chi scrive ha
giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione, pare giusto sottolinearlo,
questo contributo al lavoro di ricerca per il centenario, consisterà nella
presentazione dei diversi articoli riportati nel Bollettino straordinario della
Federazione di Milano.
In questo primo contributo si
presenterà il “Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E. Mussolini il 21
aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma all’Istituto del Nastro
Azzurro”.
Il giorno del Natale di Roma
del 1923 imponenti cerimonie si svolgevano nelle piazze d’Italia, a Roma le
strade intorno all’Altare della Patria e i prati intorno al Colosseo erano
gremiti di militari di tutte armi e della Milizia Nazionale. Dopo la rassegna,
il Presidente del Consiglio Mussolini, il Generalissimo Diaz e il Generale De
Bono rendevano omaggio alla tomba al Milite Ignoto, lo sfilamento dei reparti concludeva
la mattinata.
Alle 15, “nell’aula massima”
del Campidoglio, si svolgeva la cerimonia di consegna dell’orifiamma all'Istituto
del Nastro Azzurro. In rappresentanza dell’Istituto erano presenti le medaglie
d'oro Viola, Brenci, Baruzzi, Cattaneo, Pizzarello, De Cesaris, Rossi, Paolini,
Mazzoni, Alonzo, Maccari, Martelli, Pergolesi, Bottini, mentre per il governo,
oltre al Presidente del Consiglio, presenziarono il ministro Federzoni e i
sottosegretari Acerbo, Finzi, Sardi, Vassallo, tra le numerose autorità presenti
anche il Gen. De Bono comandante della Milizia, il Prefetto Zoccoletti, il
Presidente del Consiglio Provinciale Orrei, l’ammiraglio Cagni, l’on. Bottai, numerosi
i decorati al Valore Militare e gli invitati.
Del discorso pronunciato dal
Presidente del Consiglio, oltre i contenuti di cui si dirà, colpisce la
brevità: poco più di una cartella, meno di 400 parole. Mussolini, tra l’altro,
lo premetteva in apertura: “Questa cerimonia sarà breve secondo il perfetto
stile fascista e il mio non sarà un discorso! Il mio compito, del resto, è
molto semplice: si tratta di consegnare questo Orifiamma all'Istituto Nazionale
del Nastro Azzurro.”
Il Capo del governo ricordava
ai presenti che “L'Istituto del Nastro Azzurro è la nuova potente aristocrazia
italiana, un'aristocrazia che è sorta da un travaglio così duro che potrebbe
giustamente essere definito un calvario. Coloro che lo compongono sono i
valorosi fra i valorosi: gli ufficiali e soldati che hanno compiuto gesta
memorabili. Vorrei, o Signori, richiamare la vostra attenzione sul prodigio di
questo rinnovarsi della nostra razza, che balza in piedi all'annuncio del
cimento, si batte e vince!”
L’apparato ideologico del
fascismo iniziava a prendere forma e consolidarsi ed era già permeante nella
narrazione pubblica, concetti quali la razza e il popolo guerriero erano
presenti anche nella celebrazione della gesta dei soldati italiani e nella
rievocazione dei caduti, “… Abbiamo da salvare l'esercito dei nostri
seicentomila morti, che si immolarono nel nome della Patria. E accanto a questi
morti ci sono i nostri cento e cento giovanetti che si offrirono in olocausto e
caddero perché l'Italia si rinnovellasse, perché lo sforzo della guerra non
andasse perduto.”
Mussolini, nel suo discorso,
non trascurava di avvisare i nemici interni ed esterni: “… chi si opporrà a
questo travaglio del popolo italiano sarà travolto e schiantato (n.d.a. - altra
fonte schiacciato)! Da qualunque parte venga sotto qualunque bandiera si
presenti! Noi siamo duri e inflessibili!”, il Capo del governo prosegue il suo
discorso apostrofando pesantemente quanti, prima della guerra, assunsero
posizioni critiche, “Dove sono le piccole canaglie che prima della guerra si
sputavano addosso per dire che il popolo italiano non si sarebbe battuto? In
quale antro si sono nascosti con la loro vergogna questi sordidi servi dello
straniero?
Con linguaggio sempre diretto
ed in prima persona, Mussolini si avviava alla conclusione del discorso lanciando
il suo monito: “Dico agli italiani, a tutti gli italiani, che sento la
responsabilità del mio compito: la sento e l'affronto: e tutte le mie forze
tendono perché il mio compito sia assolto. Indietro non si torna! Si procederà
sempre più oltre verso quell’Italia imperiale che è il nostro sogno e la nostra
fede!”
Al discorso del Presidente del
Consiglio rispondeva la Medaglia d'Oro capitano Ettore Viola che, “… a nome
degli eroi morti e vivi assenti e presenti, noti ed ignoti…”, ringraziava
Mussolini per il dono che nel “… fatidico giorno avete voluto fare l'Istituto
del Nastro Azzurro”, assicurando che, “… oggi come ieri, come domani, una sola
sarà accanto a voi l’aspirazione nostra: ben meritare la Patria rinnovellata.”.
Concluso in ringraziamento il capitano
Viola riceveva in consegna dal Presidente del Consiglio l’Orifiamma, costituito
da un drappo in seta azzurra e nel mezzo, ricamato in oro, il fascio.
Conclusasi la cerimonia per le
autorità e gli invitati fu servito un rinfresco.
Il discorso dell’Orifiamma,
riletto a distanza di quasi 100 anni, rivela quanto il regime, nato con la
violenza, sino dalle sue origini istillasse odio in ogni pubblica occasione. Un
manifesto ideologico che sarà concretizzato durante il ventennio, con l’epilogo
a tutti noto.
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