Filippo
Stefani offre un’interessante analisi delle operazioni tedesche in Italia.
“La campagna dei tedeschi in Italia, benché
conclusasi con la capitolazione - da mettere peraltro in relazione con i
contemporanei avvenimenti sulle fronti occidentale ed orientale - fu sotto il
profilo tecnico-militare un vero saggio di bravura difensiva. Favorita
inizialmente dagli errori dei comandi italiani ed alleati e successivamente
dalle manovre alleate di corto respiro, essa non solo perseguì lo scopo
strategico che Hitler e l'OKW se ne erano ripromessi - tenere lontane dal
territorio nazionale tedesco le forze alleate sbarcate in Italia e proteggere
il fianco meridionale dello schieramento germanico - ma andò oltre le aspettative.
Impegnò, è vero, per 20 mesi oltre mezzo milione di uomini, che avrebbero
potuto trovare impiego sulla fronte orientale e su quella occidentale, ma essa
si pose come esigenza strategico-militare irrinunciabile per la Germania dopo
la resa dell'Italia. Colta di sorpresa, non già dal distacco italiano dal quale
si era cautelata, ma dall'annuncio dell'armistizio, la Germania si era trovata
a dover fronteggiare simultaneamente l'avanzata dell'8ª armata britannica in
Calabria, gli sbarchi della stessa armata nei porti della Puglia, lo sbarco
della 5ª armata a Salerno, la debole e breve reazione italiana. Le forze del
maresciallo Kesserling riuscirono: a ritardare l'avanzata dell'8ª armata
britannica fino a quando necessario per portare in salvo la 15ª divisione
granatieri corazzati e la 16ª divisione corazzata che l'8 settembre si
trovavano in Calabria; a impadronirsi quasi senza colpo ferire di Roma ed ad
assicurarsene il possesso per circa 8 mesi; a contenere la testa di sbarco
alleata di Salerno per il tempo necessario a costituire una posizione difensiva
continua dall'Adriatico al Tirreno - la linea Reinhardt - che nel settore
occidentale s'imperniava sulla stretta di Mignano; a disarmare, congiuntamente
con le forze del maresciallo Rommel, la grandissima parte delle unità italiane
dislocate nell'Italia centro-settentrionale. Ancora maggiori sarebbero stati i
risultati positivi qualora Hitler e l'OKW non avessero rifiutato al maresciallo
Kesserling le due divisioni richieste fin dal mese di agosto e non avessero
scisso il comando delle forze tedesche in Italia tra la giurisdizione del
maresciallo Kesserling (Italia centro meridionale) e quella del maresciallo
Rommel (Italia settentrionale), comandante del gruppo di armate «C». Hitler e
l'OKW avevano considerato persa in partenza l'Italia centro-meridionale e con
essa le forze del maresciallo Kesserling, tanto che fin dall'agosto avevano
ridotto i rifornimenti ed i complementi alla 10ª armata del generale Vietinghoff.
Se il maresciallo Kesserling avesse potuto disporre di altre 2 divisioni, quasi
certamente avrebbe evitato la perdita
dell'importante base di Foggia,
avrebbe potuto ributtare a mare le forze sbarcate a Salerno, le quali,
indipendentemente dal mancato rinforzo delle unità tedesche, furono egualmente
sul punto di doversi reimbarcare, ed avrebbe potuto aver ragione delle unità
inglesi a Termoli, dove il fallimento del contrattacco della 16ª divisione
corazzata fu dovuto al fatto che questa giunse in ritardo e venne impiegata
forzosamente alla spicciolata, come pure avrebbe potuto rimediare subito al
cedimento della 15ª divisione panzergrenadiere in corrispondenza di Mignano,
senza essere costretto ad abbandonare prematuramente la linea Reinhardt. La
caduta del passo di Mignano e della quota 1170 che lo comanda avrebbe potuto
essere fatale ai tedeschi qualora il maresciallo Kesserling, nonostante la
penuria delle forze, non si fosse premunito mediante l'allestimento della
retrostante linea Gustav.
Finalmente, di fronte all'evidenza
dei fatti, Hitler si decise a creare in Italia un unico comando che affidò al
maresciallo Kesserling nominato comandante supremo del settore
sud-occidentale-gruppo armate C. Delle forze già alle dipendenze del
maresciallo Rommel, ben 4 divisioni (delle quali 3 corazzate) però vennero
inviate sulla fronte orientale e solo 4 (la 44ª e la 334ª di fanteria e la 5ª
alpina) poterono sul momento affluire nell'Italia meridionale, oltre alla 90ª
granatieri corazzati appena recuperata dalla Corsica.”