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venerdì 27 settembre 2019

Targa dedicata alla Medaglia d'Oro Mario Cicognini



 Alessia  Biasiolo


Domenica primo settembre 2019, la professoressa Alessia Biasiolo, in rappresentanza del CESVAM, ha partecipato alla cerimonia di intitolazione della sezione dei Fanti di Prevalle (Brescia) alla Medaglia d’Oro al Valor Militare Mario Cicognini. Nell’occasione, al termine del corteo seguito alla cerimonia religiosa, è stata scoperta una targa dedicata a Cicognini presso il monumento ai Fanti nel paese bresciano, dopo la consegna del nuovo nastro per la bandiera sezionale.
La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare recita: “Comandante di Compagnia, in numerosi audaci fatti d’arme dava continue prove di valore personale e di cosciente sprezzo del pericolo. In un’azione di ripiegamento, essendosi accorto che un militare gravemente ferito era rimasto sul terreno, ritornava da solo sul posto e, caricandoselo sulle spalle, riusciva, incurante del fuoco del nemico, a trarlo in salvo. Durante una successiva azione, rimasto isolato col reparto su di una posizione da lui conquistata, resisteva ad oltranza ai contrattacchi di forze soverchianti. Privo ormai di ufficiali e ferito a sua volta, non desisteva dall’impari lotta, dalla quale si disimpegnava in seguito ad ordine superiore. Rifiutava quindi il ricovero all’ospedale per non lasciare il reparto in vista della imminente ripresa offensiva. Ripresa l’azione e raggiunto il nemico, fortemente sistemato a difesa, si impegnava a fondo ed avuto dal comandante avversario un rifiuto alle sue intimidazioni di resa, insisteva nell’attacco, giunto per primo col gagliardetto in pugno sull’obiettivo conteso. Mentre in piedi, a stretto contatto del nemico, ammirato per tanto ardimento, incitava i suoi a proseguire nell’azione, veniva colpito a morte da una raffica di mitragliatrice”. Mario Cicognini cadde a trent’anni fra quota 1143 e 1489 di Monte Golico a S. Minas, sul fronte greco-albanese, il 22 aprile 1941, classe 1911 di Pontevico (Brescia), lasciando papà Giovanni e mamma Rita Pavoni. Aveva il grado di tenente e comandava la Compagnia Arditi del 77° Fanteria “Lupi di Toscana”.
Giovanni e Rita avevano un alto figlio sotto le armi, classe 1915; dopo aver frequentato l’Accademia, era impegnato nel Dodecaneso per operazioni nell’Egeo. Una volta morto Mario, venne avvicinato a casa: prima a Taranto e, dopo i fatti del luglio/settembre 1943, sempre più verso casa, trovandosi a militare nella R.S.I. I due ragazzi erano legatissimi e il ricordo di Mario era sempre forte: più che un fratello maggiore era un amico e in questi termini ha raccontato al figlio, Alessandro Cicognini Pavoni che è stato intervistato a proposito della cerimonia di Prevalle.


“La cerimonia è stata organizzata in maniera eccellente e ha consentito di fare riflettere molte persone, anche se necessiterebbero di un adeguato approfondimento per capire veramente. Ero lusingato e commosso allo stesso tempo: che un fatto d’arme accaduto così lontano nel tempo e anche dal modo di sentire attuale, possa raccogliere così tante persone, perfetti sconosciuti, una domenica mattina, è inusuale. Mio padre sarebbe stato molto contento, se fosse stato presente”.
“Signor Cicognini, come si trasmettono i valori rappresentanti da un congiunto Medaglia d’Oro al Valore Militare ai figli, ancora bambini, oggi?”.
“Ai miei figli cerco di fare capire che la condizione in cui ci troviamo è frutto di un grande flusso della Storia. L’iniziativa personale di zio Mario ha consentito a tanti sottoposti di tornare a casa e di creare una vita propria. Hanno potuto continuare a vivere, hanno creato una famiglia e questo grazie al sacrificio di Mario. Il messaggio ai miei figli è che il benessere, le strutture e le istituzioni vengono costruiti con il sacrificio dei singoli, in vario modo e a vari livelli, ma non sono mai scontati. Noi oggi dobbiamo impegnarci nelle modalità più idonee per continuare a costruire, a poter usufruire noi e poi lasciare, qualcosa di buono”.


Questo è ciò che rimane di Mario Cicognini, oltre al cappello, al bastone a picozza che era solito usare, alla corrispondenza che riceveva al fronte, diligentemente conservata come legame con la famiglia.
Per noi, impegnati nel CESVAM proprio a sottolineare l’importanza storica, e quindi sociale, delle Medaglie al Valore, è stata l’occasione di vedere l’eroismo di Cicognini materializzato: la famiglia di Alessandro, rappresentante di tutte le altre che sono state salvate da un atto eroico, vissuto dall’eroe in quell’istante come un gesto normale di dedizione e di rispetto dell’impegno preso per la nazione.

Alessia Biasiolo