ALBO D'ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1792 AD OGGI - SITUAZIONE

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martedì 20 maggio 2014

Le donne nel mondo militare

20 maggio 2014. Progetto Biblioteca. Conferenza  al CASD Sala Capone su
Le donne nel mondo militare nel secolo breve ed il valore al femminile.

Nell'ambito del Progetto Biblioteca, Massimo Coltrinari ha tenuto una conferenza su ruolo della donna nel mondo militare. Il period preso in esame va dall'Esercito Umbertino alla Prima Guerra Mondiale, dal Fascismo alla II Guera Mondiale, inclusa la Guerra di Liberazione.
per ulteriori informazioni: ricerca23@libero.it

venerdì 16 maggio 2014

Un volume sull'atmosfera della Controriforma

Lunedì 19 maggio 2014 alle ore 18,00 nell’auditorium di palazzo Montani (piazza Antaldi, 2 – 61121 Pesaro), nell’ambito della serie “Incontri a palazzo Montani” proposta dalla Società pesarese di studi storici in collaborazione con il Comune di Pesaro (assessorato alla Cultura) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, viene presentato il volume

Storia di Clelia Farnese
Amori, potere, violenza nella Roma della Controriforma
(pp. 330, Il Mulino 2013)

di Gigliola Fragnito.

Clelia Farnese (1557-1613) è una donna bellissima e affascinante (Michel de Montaigne la descrive come «la più amabile donna che fosse allora in Roma»), figlia del cardinal Alessandro Farnese, un porporato che aspira alla tiara e che è fratello del duca di Parma. Una paternità ingombrante…
Tuttavia la Storia di Clelia Farnese non è (solo) una storia “di genere”, è piuttosto uno spaccato di vita e di costume nella Roma festaiola e violenta della Controriforma, sullo sfondo del dissidio che oppone i Farnese, duchi di Parma, ai Medici granduchi di Toscana. La stessa Clelia, donna per nulla docile, dopo un’infanzia presso la zia Vittoria Farnese duchessa d’Urbino, viene sposata a Giovan Giorgio Cesarini, gonfaloniere del Popolo romano; poi rimane vedova (con un figlio) e la sua stessa bellezza diventa un ostacolo alle aspirazioni di suo padre a diventare papa, ambizioni contrastate con successo dal cardinal Ferdinando de’ Medici, strenuo avversario del cardinal Farnese. Per piegare la figlia ribelle il cardinal-padre la fa sequestrare e rinchiudere a Ronciglione, poi nel 1587 la fa sposare al marchese di Sassuolo relegandola, si può dire, in quel feudo padano, da dove tornerà a Roma solo nel 1599, dopo l’assassinio del secondo marito.
La Storia di Clelia Farnese narra la vita di una donna indocile e affascinante, ma soprattutto è il ritratto della corte papale e dell’aristocrazia romana negli anni della Controriforma.

Gigliola Fragnito, già ordinario di Storia moderna all’Università di Parma, si occupa di storia religiosa, culturale e sociale della prima età moderna. Tra i suoi numerosi articoli e saggi ricordiamo almeno La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605)Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima età modernaElisabetta Farnese, principessa di Parma e regina di Spagna, atti di convegno da lei curati nel 2009; Cinquecento italiano. Religione, cultura e potere dal Rinascimento alla Controriforma, del 2011, presentato anche a Pesaro un paio di anni fa.

La S.V. è invitata.
Riccardo P. Uguccioni

martedì 13 maggio 2014

Rapporto tra Difesa ed Industria

Difesa e Parlamento in Italia
Tante conclusioni, nessuna premessa
Michele Nones
11/05/2014
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Le conclusioni della “Indagine conoscitiva sui sistemi d’arma destinati alla Difesa in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013”, approvate dalla Commissione Difesa della Camera lo scorso 7 maggio, segnano una svolta nel rapporto fra Parlamento e problemi della difesa.

Innanzi tutto si è registrata una nuova attenzione e una maggiore partecipazione, ma, soprattutto, è emersa la volontà di svolgere un ruolo più attivo. Di questo bisognerà tener conto, anche se, come spesso capita quando si entra in un campo nuovo o con un nuovo approccio, il lavoro svolto ha presentato diverse incongruenze.

Già suona curioso l’approvare con cinque mesi di ritardo un documento che avrebbe dovuto servire a preparare il vertice europeo. Ma è, soprattutto, sull’impostazione dell’indagine che si dovrebbe riflettere.

È molto positivo aver affrontato il tema degli equipaggiamenti delle nostre Forze Armate, ma, evidentemente, questo rappresenta solo una parte del sistema della Difesa. Politica militare, personale, addestramento, funzionamento sono altre fondamentali componenti. Cercare di arrivare a delle conclusioni generali limitandosi a considerare solo uno degli aspetti è, per definizione, un errore di metodo.

Necessità del Libro Bianco
Diventa, oltre tutto, impossibile o molto opinabile se manca ancora, come nel caso italiano, un adeguato quadro di riferimento. Continua, infatti, a mancare quel Libro Bianco della sicurezza e difesa che più volte è stato evocato durante l’indagine come il necessario scenario di fondo in cui collocare ogni possibile decisione in merito all’allocazione delle spese della difesa.

Senza aver chiarito e condiviso quale si ritiene sarà lo scenario strategico nei prossimi dieci-quindici anni, quali le minacce e i rischi, quali le possibile risposte e gli strumenti utilizzabili, quali le risorse umane e finanziarie necessarie e disponibili, quale l’evoluzione tecnologica, ecc., cercare di definire quali equipaggiamenti bisogna acquisire è un esercizio senza senso. Si partirebbe dalla coda del problema anziché dal capo.

È stato certamente utile che i nostri parlamentari abbiano approfondito la conoscenza delle sempre più complesse problematiche legate allo sviluppo, produzione, acquisizione dei nuovi sistemi d’arma, ma questo non avrebbe dovuto essere considerato una base sufficiente per trarne conclusioni operative.

Più in generale, in questo modo si rischia involontariamente di svilire il fondamentale ruolo del Parlamento di indicazione e di controllo delle linee di azione al cui interno deve muoversi il Governo. Perdersi nei dettagli e scendere nella micro-gestione compromette la possibilità e capacità di tutelare gli interessi generali del Paese, proprio quello che più manca nel nostro sistema politico.

Per questo è importante la decisione presa a marzo dal Ministro della Difesa di avviare la preparazione del Libro Bianco come primo atto del suo incarico e considerando il dibattito parlamentare che ha evidenziato le preoccupazioni, ma anche il disorientamento della nostra opinione pubblica.

Questa iniziativa, a quasi trent’anni dalla precedente (in mezzo ve ne è stata una più limitata) avrebbe dovuto essere tenuta in maggior conto in sede parlamentare: si sarebbe così evitato di anticipare richieste e proposte che rischiano di condizionare una riflessione collettiva che dovrebbe, invece, essere più aperta possibile.


Maggiori dubbi e perplessità possono sorgere esaminando alcune parti dei documenti parlamentari, e in particolare su quello presentato dal PD.

Nella premessa viene apprezzata l’intenzione del Ministro di presentare un Libro Bianco sulla sicurezza e difesa, ma poi si procede come se fosse inutile decidendo in anticipo quali equipaggiamenti tagliare.

Si richiede, inoltre, di “votare” la relativa “proposta definitiva”. Ma un Libro Bianco disegna uno scenario e presenta le conseguenti linee di azione: a dover essere approvate saranno solo le eventuali misure che ne dovessero conseguire, non il Libro Bianco in sé. Altrimenti alla confusione sui rapporti fra Parlamento e Governo e sulle competenze delle due Istituzioni, si sommerà anche quella sul ruolo e significato del Libro Bianco.

Un’altra richiesta anomala riguarda l’utilizzo dei recenti lavori parlamentari come “linee guida” del Libro Bianco, mentre, data la loro natura, potranno essere solo un valido contributo.

I tagli ai programmi
Nella parte relativa all’Esercito si critica il programma Forza Nec in quanto solo nazionale, dimenticando che la prospettiva di collaborazioni europee, sempre aperta e perseguita da parte italiana, dipende però dalla disponibilità dei partner.

Non si può condizionare l'ammodernamento delle forze terrestri ad un accordo in ambito europeo o Nato: le capacità net-centriche sviluppate dalle forze navali e aeronautiche comportano che anche quelle terrestri si adeguino.

Bisogna, inoltre, maturare esperienze, competenze e capacità che possano essere messe sul tavolo europeo per non doversi limitare a prendere solo quello che i nostri partner ci offriranno. Uno dei vantaggi del programma Forza Nec è proprio la sua flessibilità e lo sviluppo a spirale basato sul miglioramento dei mezzi in servizio che potrà essere meglio adattato ad eventuali futuri accordi europei. Ma, nel frattempo, questo ci consente di migliorare le capacità operative nazionali.

Nella parte relativa all’Aeronautica ci si concentra sulle critiche al cacciabombardiere F 35. Ed è questa alla fine su cui si è concentrata l’attenzione della stampa come se i problemi della Difesa italiana fossero riconducibili solo a questo.

Oltre alle riflessioni già avanzate su AffarInternazionali, emergono queste contraddizioni:

1) Eurofighter e F 35 non sono concorrenti, come viene sottinteso. Un intercettore e un cacciabombardiere nascono intrinsecamente diversi e possono essere solo parzialmente utilizzati nell’altro compito. Per questo Regno Unito e Italia hanno previsto di averli tutti e due.

2) Non esistono alternative all’F 35, come viene ipotizzato. A meno di non investire una montagna di soldi per continuare a far volare velivoli che fra breve saranno molto vecchi o per cercare di dare capacità di attacco al suolo a velivoli nati per svolgere altri ruoli. Per altro, non si dice che il costo finale dell’Eurofighter oltre ad essere molto più alto di quello inizialmente previsto, è ancora oggi più elevato di quello dell’F 35.

3) Non si riconosce che la partecipazione industriale dipende anche dal nostro impegno nel programma. La strategia basata sulla Faco di Cameri può essere vincente solo se vi si produrranno un numero adeguato di velivoli in tempi ragionevoli. In caso contrario sì che il costo dei velivoli italiani esploderà: utilizzare un impianto previsto per un minimo di 130 velivoli per costruirne 45 sarebbe una follia economica, a prescindere dalla perdita di posti di lavoro. È, inoltre, sulla base di questa esperienza che si potrà poi farne un centro per la manutenzione e l’aggiornamento dei velivoli localizzati in Europa. Infine, ci si dimentica che con la cessazione della produzione dell’Eurofighter vi saranno migliaia di esuberi a meno che, per lo meno in parte, vengano riassorbiti dall’F 35.

4) Dimezzare lo stanziamento previsto, come viene richiesto, non significa molto, considerando che comunque questa, come la precedente, rappresenta una previsione e non un impegno giuridicamente vincolante. Il programma procede sulla base di ordini annuali: fra dieci anni saranno altri a decidere cosa fare.

Nella parte relativa alla Marina, si ipotizza la possibile rinuncia ad una seconda unità portaeromobili. Ma in questo modo la nostra capacità aeronavale sarebbe ad intermittenza, inutilizzabile nei periodi di fermo per manutenzione ordinaria e straordinaria della Cavour.

Ma, anche in questo caso si sta ripetendo per l’ennesima volta lo stesso errore: si tagliano o riducono i programmi o, invece, come nel caso della legge di stabilità, se ne avviano di nuovi senza nessuna logica interforze e bilanciata e senza nessun quadro di riferimento predefinito.

Michele Nones è Direttore dell’Area Sicurezza e Difesa dello IAI.
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domenica 4 maggio 2014

Società Tarquinense Arte e Storia: proseguo della visita alla Spezieria di San Maria della Scala

Antica Spezieria di S. Maria della Scala 
La farmacia dei Papi 
Domenica 11 maggio ore 16.00 

Aperta nel 1523, è una delle più antiche farmacie di 
Roma e di tutte le spezierie quella che diventò più 
famosa, grazie alla sua lunga tradizione di scienza 
medica e alle varie specialità inventate per combattere 
la peste e altre gravi malattie. 
Anche se con notevoli difficoltà, ha continuato a 
distribuire medicinali a prezzi contenuti e a tenere 
aperto al pubblico un ambulatorio gratuito fino agli anni 
Cinquanta ed è rimasta aperta fino al 1978. 
Questa vecchia farmacia si trova oggi al piano 
superiore di quella più moderna che è ancora attiva. 
Frutto di studi e ricerche secolari, si preparano ancora oggi, secondo le antiche ricette, alcuni 
prodotti di erboristeria. 
Era il luogo dove i romani si recavano per trovare rimedi alle proprie 
malattie anche se in origine l'uso era riservato, secondo la regola 
dell'ordine, ai soli frati carmelitani scalzi che la gestivano; aperta al 
pubblico alla fine del Seicento ha continuato ininterrottamente ha 
elaborare i prodotti galenici fino al 1954, quando i carmelitani scalzi, 
studiosi di chimica e ricercatori scientifici, abbandonarono la 
produzione dei loro preparati che realizzavano coltivando 
le spezie nei giardini del convento. 
Uno dei frati attivi nella farmacia, fra’ Basilio della Concezione 
(1727-1804), divenne cosi noto per i suoi rimedi a base di erbe e 
specialmente per la sua celebre Acqua della Scala, che curava la 
peste, da venire consultato da re, cardinali e papi. Nel 1726 
istituì un corso di studi per insegnare ai suoi discepoli 
chimica, botanica e farmacia. La spezieria acquisì 
notevole prestigio tanto da divenire la "farmacia dei Papi" che, 
beneficiando dei suoi preparati sin dal tempo di Pio VIII, le 
concessero privilegi purché, come ebbe a 
stabilire Gregorio XVI, i "capi-speziali si munissero 
dell'alta matricola, i giovani e i subalterni della bassa". 
Una delle pozioni preparate dalla spezieria era 
la theriaca (preparato farmaceutico dalle supposte virtù 
miracolose di origine antichissima, che i romani ripresero 
partendo dall’antidoto universale di Mitridate) preparata fino 
alla metà del secolo scorso. Tra gli altri rimedi della 
spezieria oltre all'Acqua della Scala, una lavanda antinevralgica usata per le malattie delle 
prime vie respiratorie, i dolori reumatici e le allergie, l'acqua di melissa, usata come calmante, e 
l'acqua della Samaritana, un arcaico disinfettante. 


 
Domenica 11 maggio
ROMA - Villa Farnesina (ore 12.30) e Antica Spezieria di S. Maria della Scala (ore 16.00)

Come arrivare
In treno: partenza dalla stazione di Tarquinia ore 10.29, arrivo Roma stazione di San Pietro ore 11.24.
Per raggiungere a piedi via della Lungara: da via della Stazione di S. Pietro, attraverso via delle Fornaci,

La Societa Tarquinense di Arte e Storia vista la Villa Farnesina

SOCIETÀ TARQUINIENSE D’ARTE E STORIA 
VILLA FARNESINA A ROMA 
DOMENICA 11 MAGGIO, ORE 12.30
(contatto 57sessione@libero.it) 

Situata su via della Lungara, nel cuore di Trastevere (Municipio I), è uno degli edifici più rappresentativi dell'architettura italiana
del primo Cinquecento. Progettata da Baldassarre Peruzzi fu il prototipo della villa suburbana romana e la sua realizzazione
ebbe notevole risonanza, anche perché a partire dal 1511, completate le
murature, la residenza fu affrescata secondo un programma iconografico
di straordinaria ampiezza affidato ai più grandi artisti del periodo: lo
stesso Peruzzi, Raffaello Sanzio, Sebastiano del Piombo, Giovanni da
Udine, Giovanni Bazzi detto il Sodoma, Giulio Romano e Giovan
Francesco Penni.
Fu costruita dal 1508 al 1512 dal giovane Peruzzi per il ricchissimo
banchiere senese Agostino Chigi, grande mecenate e personaggio di
spicco nella Roma di inizio Cinquecento, che aveva accumulato una grande
fortuna dai proventi della vendita dell'allume della Tolfa e godeva della protezione di papa Giulio II prima e Leone X poi. La
Farnesina, che all'epoca era detta semplicemente villa Chigi, fu la prima villa nobiliare suburbana di Roma ed ebbe fin dall'inizio
un grande risalto, venendo presto citata e imitata. Gli interventi architettonici, sebbene potevano dirsi conclusi nel 1512, si
protrassero per altri lavori fino al 1520.
Con la morte del Chigi, nel 1520, la villa decadde e venne depauperata degli arredi e delle opere d'arte. Nel 1580 fu acquistata
dal cardinale Alessandro Farnese ed ebbe così il nome attuale. A tale periodo risale un progetto, non realizzato, per collegare
con un passaggio coperto Palazzo Farnese con la Farnesina. Nel 1714 divenne di proprietà dei Borbone di Napoli e nel 1864 vi si
insediò l'ambasciatore Bermudez de Castro, che, due anni dopo, promosse una serie di pesanti restauri. Nel 1884 l'apertura
del Lungotevere comportò la distruzione di una parte dei giardini e della loggia sul fiume, che forse era stata disegnata da
Raffaello.
Dal 1927 appartiene allo Stato italiano, che l'ha fatta restaurare nel 1929-1942 per destinarla all'Accademia d'Italia a più riprese
nel 1969-1983. Oggi è utilizzata dall'Accademia dei Lincei come sede di rappresentanza e ospita, al primo piano, il Gabinetto
nazionale delle stampe.
Per la decorazione interna Agostino Chigi chiamò i migliori artisti del tempo per eseguire negli spazi interni cicli di affreschi con
caratteri innovativi e secondo un programma iconografico interamente improntato alla classicità.
Accedendo si incontra per primo un atrio, creato nel XIX secolo, che porta alla Loggia di Psiche. Nella loggia è dipinto il ciclo con
le Storie di Amore e Psiche, tratte da Apuleio, opera di Raffaello e dei suoi allievi (Raffaellino del Colle, Giovan Francesco
Penni, Giulio Romano). Le peripezie di Psiche ripercorrono la medesima travagliata salita sociale di Francesca Ordeaschi, amante
di Agostino Chigi, che da cortigiana si elevò al rango di moglie legittima del banchiere.
Segue a sinistra la Sala del Fregio, forse uno studiolo del committente. Le pareti, alle quali erano forse appesi arazzi, vennero
affrescate nella fascia superiore da Baldassarre Peruzzi (1511 circa) con piccole scene mitologiche monocrome poste in
sequenza, raffiguranti le Imprese di Ercole sul lato nord e in parte sul lato est, e altri episodi mitici, tratti
dalle Metamorfosi di Ovidio, nel resto del fregio.
Una delle sale contigue alla loggia è la Sala di Galatea, un tempo con archi aperti sul giardino, che vennero chiusi nel 1650. La
sala deve il nome all'affresco di Raffaello con il Trionfo di Galatea, che rappresenta la ninfa su un cocchio tirato da delfini, tra un
festoso seguito di creature marine. Accanto all'affresco di Raffaello si trova il monumentale Polifemo di Sebastiano del
Piombo (1512-1513), prima opera dell'artista veneziano a Roma, arrivato proprio al seguito del Chigi.
Al piano superiore si trova la Sala delle prospettive, dipinta nel 1518-1519 da Baldassarre Peruzzi e aiuti, come se fosse una
loggia. Gli affreschi vennero completamente ridipinti nel 1863, ma recuperati dai restauri del 1976-1983. Qui Agostino Chigi
tenne il suo banchetto nuziale nel 1519.
L'attigua camera da letto era usata dal Chigi e dalla sua consorte. Venne decorata da affreschi del Sodoma (1517), con scene
della vita di Alessandro Magno, soggetto destinato a glorificare il committente, identificato con il personaggio della classicità.
Esiste anche una lettura ermetica di questi affreschi del Sodoma, con analogie tra un significato manifesto della narrazione e uno
latente, di ermeneutica alchemica, con le quattro fasi della Grande Opera (nigredo, rubedo, citrinitas, albedo) descritte con
simboli crittografici.