Documento Iai Il lungo inverno della difesa europea Alessandro Marrone 27/06/2013 |
In Europa e in Italia cresce il dibattito sulla difesa europea in vista del Consiglio dei capi di stato e di governo Ue che se ne occuperà a dicembre 2013. Un documento Iai lancia alcune proposte ambiziose ma realizzabili per compiere passi avanti nell’integrazione europea in questo campo: l’alternativa oggi è tra “più Europa” nella difesa e la perdita della capacità nazionale – Italia e non solo – di poter sviluppare una vera politica di difesa.
Costi della non-Europa della difesa
“Winter is coming” (l’inverno sta arrivando) non è solo l’incipit della fortunata serie tv Trono di Spade, ma assume un duplice significato rispetto al dibattito sulla difesa europea. In primo luogo, il Consiglio europeo di dicembre non è affatto lontano, tanto che i principali paesi da alcuni mesi stanno preparando le rispettive posizioni negoziali. L’Italia non si è fatta trovare impreparata, considerato che a marzo i ministeri di esteri e difesa hanno presentato ufficialmente il documento “More Europe”, elaborato e testato informalmente con i partner europei già nel corso del 2012.
A maggio poi il progetto European Global Strategy avviato su indicazione dei ministri degli esteri di Italia, Polonia, Spagna e Svezia ha consegnato un rapporto che individua alcune linee guida per l’azione esterna dell’Ue. Allo stesso tempo, va notato l’attivismo delle istituzioni europee, con studi, documenti e prese di posizione in via di elaborazione – o già adottati – da parte di Commissione, Parlamento, ed Agenzia europea di difesa (European Defence Agency - Eda).
In un altro senso, ben più drastico, l’inverno sta arrivando per le forze armate duramente colpite dai tagli ai bilanci della difesa effettuati negli ultimi anni dai maggiori paesi Ue – incluse Francia e Gran Bretagna. L’effetto di questi tagli, non coordinati a livello continentale, non è stato immediatamente visibile, ma si sta manifestando in modo sempre più evidente destando forti preoccupazioni in ambito sia Nato che Eda.
Il rischio più che concreto è infatti che l’Europa nel suo complesso perda determinate capacità militari tagliate contemporaneamente da tutti i (pochi) paesi che le possedevano, e non sia in grado di compiere nemmeno operazioni su scala ridotta come quelle in Mali e Libia. Poiché è altamente improbabile che i bilanci europei della difesa tornino a salire nei prossimi anni, quello che si preannuncia per lo strumento militare è un vero e proprio inverno: un lungo periodo in cui bisognerà tirare la cinghia con le (poche) risorse a disposizione e operare con le capacità rese disponibili dai precedenti investimenti.
La domanda a questo punto è la seguente: può l’efficacia delle forze armate europee superare questo inverno? No, se le risorse e le capacità a disposizione continuano ad essere usate in modo inefficiente con le attuali duplicazioni a livello nazionale. La non-Europa della difesa ha un costo economico e strategico, come spiegato da un recente documento elaborato congiuntamente da Centro Studi sul Federalismo e Iai.
Dilemma amletico
Partendo dalla consapevolezza che sono esaurite le risorse per finanziare l’inefficiente status quo, l’Italia e tutti i paesi dell’Unione sono a un bivio: o fare finta di niente e ritrovarsi con un mero simulacro di sovranità nazionale su una politica di difesa inefficace; oppure condividere tale sovranità a livello europeo per garantire una certa influenza nazionale su una politica di difesa che, per essere efficace, non può che essere europea.
Puntando sulla seconda alternativa, lo IAI ha presentato un documento propositivo a margine del convegno svoltosi il 27 giugno al Centro Alti Studi per la Difesa – convegno cui hanno partecipato tra gli altri il Vice Ministro degli Esteri Dassù, il Sottosegretario alla Difesa Pinotti, i Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato Cicchitto e Latorre. Il documento IAI More Europe on Defence or No Europe elabora una serie di proposte concrete su quattro elementi del puzzle irrisolto della difesa europea: militare, istituzionale, scientifico-tecnologico, industriale. Proposte che includono tra l’altro la piena attuazione dell’approccio pooling and sharing, l’avvio della cooperazione strutturata permanente tra i Paesi europei che sono favorevoli, la definizione di una road-map europea per le tecnologie duali, l’avvio di programmi europei di procurement co-finanziati dall’Ue.
I quattro vanno considerati sia singolarmente sia come parte di un quadro d’insieme. Singolarmente, sono necessari e possibili passi avanti attraverso misure ad hoc, considerando le specificità di ogni elemento, misure che sebbene abbiano spesso carattere tecnico sono in ultima analisi politiche. Il quadro di insieme è maggiormente e strutturalmente politico, poiché basato sulla scelta politica, da parte del decisore politico, del futuro da dare alla politica di difesa nazionale ed europea.
Di certo altre iniziative sono possibili rispetto a quelle indicate dal documento IAI: l’importante è non sprecare l’occasione del prossimo Consiglio di dicembre, ed arrivare come Italia a quel tavolo ben preparati. L’apertura di un tavolo di lavoro al riguardo tra Ministero degli Esteri e Ministero della Difesa, e l’avvio di una indagine conoscitiva sulla difesa europea da parte delle Commissioni Difesa, Esteri e Politiche Comunitarie del Senato – iniziative annunciate nel corso del convegno – sono un segnale positivo in tal senso.
Senza un salto di qualità da parte dei paesi europei e decisioni reali e concrete prese dal Consiglio di dicembre, per la difesa europea sarà difficile passare l’inverno.
Alessandro Marrone è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello Iai.
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Costi della non-Europa della difesa
“Winter is coming” (l’inverno sta arrivando) non è solo l’incipit della fortunata serie tv Trono di Spade, ma assume un duplice significato rispetto al dibattito sulla difesa europea. In primo luogo, il Consiglio europeo di dicembre non è affatto lontano, tanto che i principali paesi da alcuni mesi stanno preparando le rispettive posizioni negoziali. L’Italia non si è fatta trovare impreparata, considerato che a marzo i ministeri di esteri e difesa hanno presentato ufficialmente il documento “More Europe”, elaborato e testato informalmente con i partner europei già nel corso del 2012.
A maggio poi il progetto European Global Strategy avviato su indicazione dei ministri degli esteri di Italia, Polonia, Spagna e Svezia ha consegnato un rapporto che individua alcune linee guida per l’azione esterna dell’Ue. Allo stesso tempo, va notato l’attivismo delle istituzioni europee, con studi, documenti e prese di posizione in via di elaborazione – o già adottati – da parte di Commissione, Parlamento, ed Agenzia europea di difesa (European Defence Agency - Eda).
In un altro senso, ben più drastico, l’inverno sta arrivando per le forze armate duramente colpite dai tagli ai bilanci della difesa effettuati negli ultimi anni dai maggiori paesi Ue – incluse Francia e Gran Bretagna. L’effetto di questi tagli, non coordinati a livello continentale, non è stato immediatamente visibile, ma si sta manifestando in modo sempre più evidente destando forti preoccupazioni in ambito sia Nato che Eda.
Il rischio più che concreto è infatti che l’Europa nel suo complesso perda determinate capacità militari tagliate contemporaneamente da tutti i (pochi) paesi che le possedevano, e non sia in grado di compiere nemmeno operazioni su scala ridotta come quelle in Mali e Libia. Poiché è altamente improbabile che i bilanci europei della difesa tornino a salire nei prossimi anni, quello che si preannuncia per lo strumento militare è un vero e proprio inverno: un lungo periodo in cui bisognerà tirare la cinghia con le (poche) risorse a disposizione e operare con le capacità rese disponibili dai precedenti investimenti.
La domanda a questo punto è la seguente: può l’efficacia delle forze armate europee superare questo inverno? No, se le risorse e le capacità a disposizione continuano ad essere usate in modo inefficiente con le attuali duplicazioni a livello nazionale. La non-Europa della difesa ha un costo economico e strategico, come spiegato da un recente documento elaborato congiuntamente da Centro Studi sul Federalismo e Iai.
Dilemma amletico
Partendo dalla consapevolezza che sono esaurite le risorse per finanziare l’inefficiente status quo, l’Italia e tutti i paesi dell’Unione sono a un bivio: o fare finta di niente e ritrovarsi con un mero simulacro di sovranità nazionale su una politica di difesa inefficace; oppure condividere tale sovranità a livello europeo per garantire una certa influenza nazionale su una politica di difesa che, per essere efficace, non può che essere europea.
Puntando sulla seconda alternativa, lo IAI ha presentato un documento propositivo a margine del convegno svoltosi il 27 giugno al Centro Alti Studi per la Difesa – convegno cui hanno partecipato tra gli altri il Vice Ministro degli Esteri Dassù, il Sottosegretario alla Difesa Pinotti, i Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato Cicchitto e Latorre. Il documento IAI More Europe on Defence or No Europe elabora una serie di proposte concrete su quattro elementi del puzzle irrisolto della difesa europea: militare, istituzionale, scientifico-tecnologico, industriale. Proposte che includono tra l’altro la piena attuazione dell’approccio pooling and sharing, l’avvio della cooperazione strutturata permanente tra i Paesi europei che sono favorevoli, la definizione di una road-map europea per le tecnologie duali, l’avvio di programmi europei di procurement co-finanziati dall’Ue.
I quattro vanno considerati sia singolarmente sia come parte di un quadro d’insieme. Singolarmente, sono necessari e possibili passi avanti attraverso misure ad hoc, considerando le specificità di ogni elemento, misure che sebbene abbiano spesso carattere tecnico sono in ultima analisi politiche. Il quadro di insieme è maggiormente e strutturalmente politico, poiché basato sulla scelta politica, da parte del decisore politico, del futuro da dare alla politica di difesa nazionale ed europea.
Di certo altre iniziative sono possibili rispetto a quelle indicate dal documento IAI: l’importante è non sprecare l’occasione del prossimo Consiglio di dicembre, ed arrivare come Italia a quel tavolo ben preparati. L’apertura di un tavolo di lavoro al riguardo tra Ministero degli Esteri e Ministero della Difesa, e l’avvio di una indagine conoscitiva sulla difesa europea da parte delle Commissioni Difesa, Esteri e Politiche Comunitarie del Senato – iniziative annunciate nel corso del convegno – sono un segnale positivo in tal senso.
Senza un salto di qualità da parte dei paesi europei e decisioni reali e concrete prese dal Consiglio di dicembre, per la difesa europea sarà difficile passare l’inverno.
Alessandro Marrone è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello Iai.
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