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Palazzo Salviati. La Storia

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martedì 11 febbraio 2014

Palazzo Salviati. Atrio La Lupa Capitolina

Nell’atrio di Palazzo Salviati è esposta una copia della Lupa Capitolina, di fattura etrusca,  a cui il Pollaiolo aggiunse in epoca rinascimentale i due gemelli, Romolo e Remo. Il legame forte che persiste tra Palazzo Salviati e Roma, anche esaltato durate la vita e permanenza a Palazzo del Collegio Militare (1883-1943), impone di aprire questo nostro lavoro su un breve exursus sulle origini di Roma.
Molte sono le possibilità di scelta, o se si preferisce, le vie che possono essere percorse per attuare quanto sopra. La scelta è caduta su un opera “L’origo gentis Romae” che ci è parsa estremamente significativa ai nostri scopi. Si tratta di un breve studio di carattere storiografico narrante le origini più remote di carattere storiografico a cavallo tra storia e mitologia., i cui estremi di narrazione sono, all’inizio, Saturno e la sua figura, ed alla fine, Romolo e quello che significa.

L’Historia tripartita di Sesto Aurelio Vittore[1] è composta da quattro brevi opere storiche che gli sono state attribuite anche se con forti dubbi; esse sono nell’ordine: Origo gentis Romanae, che ne costituisce la prima parte,, il Liber De viris illustribus Romae, il Liber De Caesaribus, che rappresenta la sua opera principale, ed anche sicuramente scritta da Vittore, nota anche col titolo di Historiae abbreviatae. Infine si può citare il   De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum excerpta ex Libris Sex. Aur. Victoris.[2]
Nei paragrafi in cui l’opera si articola vi è tutto il percorso della origine dei Romani. Nella introduzione, la disputa sul primato di Giano su Saturno  come primi ad arrivare in Italia dall’Oriente, con l’indicazione delle usanze da loro introdotte (Paragrafo 1-3); In una versione sull’origine postdiluviana degli “aborigini” del Lazio governati prima da re Pico e poi da Fauno (Paragrafo 4.5); narrazione delle origini del re Evandro, delle origine italiche di Ercole, con la storia di Ercole stesso e Caco (Paragrafo 6); con nei successivi altre versioni della presenza di Ercole in Italia (Paragrafo 7-8); diverse versione della fuga di Enea da Ilio, con note su Latino, figlio di Fauno e la contemporaneità di eventi con la guerra di Troia (Paragrafo 9); poi riassunto degli eventi narrati nell’Eneide con una selezione di dati etnografici e geografici (Paragrafi 10-13); vittoria di Enea e le lotte per la supremazia territoriale, con il rapimento in cielo di Enea (Paragrafo 14); successione di Adascanio che succede al padre; Lavinia e suo figlio Silvio Postumo e gli accordi con Ascanio per la fondazione di Alba (Paragrafo 15-17); la successione di Re di Alba, a Silvio succede Aventino a cui succede Proca che lascia come coeredi Numitore e Amulio (Paragrafo 18-19); note sulle vicende legate alla salita al potere di Amulio, con la eliminazione di rea Silvia e dei gemelli Romolo e Remo, ed il loro salvataggio (Paragrafo 20-21); versione dell’origine leggendaria dei Lupercalia (paragrafo 22) ed infine le versioni diverse sulla scelta del luogo di fondazione di Roma e sulla disputa tra Romolo e Remo (Paragrafo 23) 
L’opera è datata 360 d.c., mentre per quanto riguarda datazione effettiva tramite dei termini ante quem la critica si è scontrata con problemi grandissimi.  Ormai la critica moderna è concorde che “L’Origo gentis Romanae” sia stata scritta da un autore non identificabile diverso sia dagli autori delle altre due opere sia dall’deatore del corpus, autore di un brano di connezzione tra l’Origo e il De viris illustribus


La data della fondazione di Roma è stata fissata al 21 aprile dell'anno 753 a.C. (Natale di Roma) dallo storico latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall'astrologo Lucio Taruzio.[1] Altre leggende, basate su altri calcoli indicano date diverse.
I Romani avevano elaborato un complesso racconto mitologico sulle origini della città e dello stato; il racconto ci è giunto con le opere storiche di Tito LivioDionigi di AlicarnassoPlutarcoe le opere poetiche di Virgilio e Ovidio, quasi tutti vissuti nell'età augustea. In quest'epoca le leggende, riprese da testi più antichi, vengono rimaneggiate e fuse in un racconto unitario, nel quale il passato viene interpretato in funzione delle vicende del presente.
I moderni studi storici e archeologici, che si basano su queste e su altre fonti scritte, nonché sugli oggetti e sui resti di costruzioni rinvenuti in vari momenti negli scavi, tentano di ricostruire la realtà storica che sta dietro il racconto mitico, nel quale man mano si sono andati riconoscendo elementi di verità. Secondo la storiografia moderna, Roma non fu fondata con un atto volontario, invece nacque, come altri centri coevi dell'Italia centrale, dalla progressiva riunione di nuclei abitati sparsi, fenomeno detto sinecismo (ipotesi dell'origine per sinecismo).



[1] Africano, nacque di umili origini e salì la scala sociale grazie ai suoi assidui studi; Ammiano Marcellino lo definisce «uomo degno d'essere imitato per la sobrietà di vita».Fu autore di una storia romana pubblicata nel 361 circa, di cui Sofronio Eusebio Girolamo chiese una copia a Paolo di Concordia. Conobbe a Sirmio l'imperatore Giuliano, il quale proprio nel 360 contese il regno al cugino Costanzo II; nel 361, morto Costanzo, Giuliano fece venire Vittore da Sirmio a Naisso, dove gli conferì l'incarico di consolare della Pannonia secunda oltre ad onorarlo con una statua di bronzo. Nel  389 fu praefecturs urbi di Roma.
[2] Nei suoi scritti l'interpretazione dei fatti è filtrata in Aurelio Vittore dalle posizioni conservatrici e anticristiane dell'aristocrazia romana con una sentita adesione alle posizioni filo-senatoriali. Proprio al Senato Romano l'organismo politico che fu simbolo della grandezza di Roma egli si sente vicino, se non per origini, certo per comunanza di pensieri

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