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sabato 5 dicembre 2015

Russia e Turchia: relazioni in turbolenza

Relazioni Russia-Turchia
Putin-Erdogan, braccio di ferro sul Medio Oriente
Giovanna De Maio
11/12/2015
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L’ultimo arrivato nella Nato è il Montenegro, strategico tassello mancante dell’Alleanza Atlantica, tra la Croazia e l’Albania (membri dal 2009) ideale per l’istallazione di una base navale adriatica.

Una mossa non molto amichevole per la Russia, che da sempre mal digerisce il potere esercitato dall’Europa sui fratelli ortodossi dei Balcani e sul corridoio sud del Mediterraneo.

Anche se il cristiano Montenegro aveva già allentato la presa della Russia, per Mosca, si tratta comunque di un ennesimo tentativo di egemonia statunitense sul continente europeo. Ecco perché ha annunciato la sospensione di ogni collaborazione militare con Podgorica.

E questo avviene proprio pochi giorni dopo l’annuncio russo del blocco di qualsiasi progetto e relazione commerciale con la Turchia, responsabile dell’abbattimento di un jet russo diretto in Siria, accusato della violazione dello spazio aereo turco e di cui un pilota russo è rimasto vittima.

Putin, spregiudicato o impulsivo?
Quella del presidente Vladimir Puntin è una vera retorica di guerra che denota un atteggiamento sempre più assertivo e ormai consolidato di Mosca e del suo presidente, fatto di molti proclami e azioni di forza.

Spregiudicato o meno, questo è lo stile di Putin per il quale l’attesa e la moderazione sono sinonimi di debolezza. In più occasioni la Russia ha dimostrato che per ragioni di forza maggiore, come difendere sicurezza e prestigio internazionale, è disposta a gettarsi nel circolo di sanzioni e contromisure lacrime e sangue.

Matrimonio d’interesse tra Ankara e Mosca a rischio 
Quello tra Mosca e Ankara non è mai stato un amore a prima vista. Si è trattato piuttosto di un matrimonio d’interesse guidato dall’intramontabile spirito della realpolitik.

90Allineati sull’asse degli esclusi, la Russia e la Turchia hanno tessuto legami importanti soprattutto nel settore edile ed energetico. Si pensi al progetto del gasdotto Turkish Stream sponsorizzato da Gazprom e al progetto della prima centrale nucleare turca di Akky, da realizzare con la collaborazione russa.

In quest’armonia, però, non mancano le dissonanze, soprattutto in campo internazionale. Durante la crisi in Crimea, la Turchia non si è unita al coro delle sanzioni e delle condanne occidentali, tuttavia ha espresso notevoli preoccupazioni sulla sorte della popolazione dei tatari di Crimea, affine a quella turca.

Nella guerra civile siriana poi, i due paesi sono schierati su fronti opposti. Mentre la Russia sostiene il regime del presidente Bashar al-Assad, la Turchia è al fianco degli oppositori.

L’abbattimento del jet russo, tuttavia, va letto alla luce di rapporti di forza e del ruolo che ciascuno di questi attori intende giocare. Oltre a difendere la popolazione dei Turcomanni, esposta ai bombardamenti russi in Siria, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sta difendendo gli interessi del suo Paese nella regione, dove non intende cedere alla prepotenza russa.

Dal canto suo Putin ha già dimostrato di saper mostrare i denti e ha subito ordinato misure molto dure nei confronti della Turchia e dei turchi, bloccando anche l’accordo di libera circolazione tra i due paesi, le importazioni e anche il progetto di costruzione della centrale nucleare di Annyk.

Ricadute dell’abbattimento del jet russo
La ricaduta è notevole se si pensa che la Russia è il secondo partner commerciale della Turchia e che Ankara è il secondo mercato dopo Berlino per il gas russo. Si stima che nei primi nove mesi del 2015 il numero dei turisti russi in Turchia fosse di 3,3 milioni ed è facile immaginare che la sospensione del regime di libera circolazione andrà a incidere negativamente sul business del turismo, che di per sé è già depresso.

D’altra parte, non avranno vita facile nemmeno i circa 200 mila cittadini turchi residenti in Russia, presi di mira dalla polizia con controlli e ispezioni; ma soprattutto non la avranno i lavoratori. Molte compagnie non potranno assumerne, mentre chi di loro ha già un contratto, molto probabilmente non vedrà rinnovato il proprio visto di lavoro. I toni di Putin sono sempre più aspri e da Ankara non arrivano le scuse ufficiali.

La forte interdipendenza economica tra i due paesi suggerirebbe l’esclusione dell’ipotesi di confronto militare. Tuttavia bisogna tenere presente che in questa precisa fase storica né Erdogan né Putin sono disposti a cedere, né tantomeno a mostrarsi deboli. In gioco non c’è soltanto la sicurezza dello spazio aereo, ma soprattutto il ruolo da ricoprire nella definizione degli equilibri mediorientali dei prossimi decenni.

Giovanna De Maio è dottoranda di ricerca presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale; è stata stagista per la comunicazione presso lo IAI.
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