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martedì 10 dicembre 2019

Germania, l'ex alleata.

LA GUERRA DI LIBERAZIONE
La coalizione hitleriana
 Il nemico



Per gli Italiani iniziava quello che abbiamo definito il momento delle scelte, ovvero decidere da che parte schierarsi, dalle cui scelte si formarono i cinque fronti della Guerra di Liberazione. Una guerra che avrebbe deciso il futuro del Paese. Come ogni guerra vi era il nemico.
Nella condizione in cui si trovava l’Italia e gli Italiani  nel settembre 1943 i nemici non erano due, ma in un concetto molto più ampio, erano tre.
Il primo nemico era la Germania, che combatteva la sua guerra per un ordine nuovo e, vista la scissione tra l’alleato fascismo italiano e la monarchia, con cui aveva combattuto per oltre 39 mesi, ora vedeva l’Italia come un nemico individuato nel Re e nel suo governo che furono oggetto di estremo disprezzo, tanto da definire coloro che obbedivano al Re ed al suo governo, che era pur sempre l’espressione istituzionale di un Paese sovrano, come “badogliani”, cioè “traditori”. La Germania interpretò a suo modo la vicenda armistiziale, ma dal punto di vista del Diritto Internazionale non vi è nessuna cesura tra il regno d’Italia e quello che espressioni improprie chiamano il Regno del Sud. Vittorio Emanuele III era il Re d’Italia e come tale continuava ad esistere, pur governando solo quattro provincie. Un qualcosa di più, però, della regina d’Olanda, del re di Norvegia, che nel 1940 si rifugiarono Londra con il loro stato occupato; e sempre qualcosa di più del re di Danimarca e del re del Belgio che rimasero nelle loro paesi.
Il voler uscire dall’alleanza da parte della monarchia Italia, che tre mesi prima si era sganciata dall’alleanza con il movimento fascista contratta nel 1922, e durata attraverso il regime fascista non fu accettato dalla Germania che reagì occupando il territorio italiano, prima in maniera subdola, dalla caduta del fascismo in poi, poi con brutalità e odio al momento dell’annunzio dell’armistizio. Una azione di pura forza che pone la Germania nel campo dei “nemici” dell’Itala, e la monarchia, anche con tutto il suo passato, la sua adesione al fascismo, sia movimento che regime, nel campo di coloro che, non accettando questa prova di forza e l’occupazione tedesca, si iscrisse di fatto e di diritto nei componenti della Guerra di Liberazione.
Scrive Elena Aga Rossi:
A lungo la storiografia ha semplificato la ricostruzione del periodo successivo all’8 settembre utilizzando la contrapposizione fascismo-antifascismo come unica chiave interpretativa di quegli avvenimenti (che nel nostro approccio significa il momento delle scelte. n.d.a) sostituendo alla complessità dei casi una visione unilaterale ed inadeguata a capire cosa fosse realmente successo. Invece la scelta di combattere i tedeschi fu per lo più determinata non dall’ideologia politica ma dal senso del dovere, dall’onore militare e dall’orgoglio nazionale”[1]
Non per altro si parla di Secondo Risorgimento per gli Italiani che fecero questa scelta, nel solco della opposizione al tedesco con temi risorgimentali per riavere un Italia, prima, per poi avere un Italia con aggettivi, dopo.


[1] Aga- Rossi E., La Resistenza dei militari nei Balcani, in Ceci L. (a cura di) La Resistenza dei Militari, Roma, Annali del Dipartimento di Storia 2,/2006, Università degli studi di Roma “Tor Vergata” Facoltà di lettere e Filosofia, Biblink Editori, 2006

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