Ten. cpl Art. Pe. Sergio Benedetto Sabetta
Essa nel permettere di formare delle
teorie del mondo, permette a sua volta di cercare di predire il futuro,
guidandoci nel nostro agire, tale prospettiva deriva dalla combinazione delle
informazioni che abbiamo accumulato.
L’archiviare le informazioni comporta
tuttavia la necessità del selezionare e quindi dimenticare, in questo vi è la
base della successiva sinterizzazione, necessaria per una teorizzazione che
guidi la conoscenza.
Dalla memoria nasce la storia, la quale
è politica, ma anche la non storia o a-storia, il momento della a-storia è
concentrato sull’attuale, sul presente, ha un fine esclusivamente economico,
consumistico, nascondendo la necessità della previsione del futuro, è quindi
a-politico.
Una dimensione favorita dalla
tecnicizzazione sempre più spinta che, nel falsare la dimensione dei rapporti
umani, ne impone una velocizzazione che impedisce l’approfondimento in favore
di una ricorrente superficialità.
Ma la libertà risiede nella
elaborazione della memoria, ossia nella storia, una circostanza ancor più
valida per l’Italia, dove il suo annullamento ne permette una nuova
colonizzazione, d’altronde, proprio per la sua posizione geo – strategica, essa
costituisce un obiettivo molto importante.
Nella difficoltà di definire il passato
vi è il negare la storia, appiattire la libertà in una superficiale e
indefinita eguaglianza, che in realtà rende succubi di forze non definite, una
“ eguaglianza neutralizzante” quale risultato della cultura woke e della cancel
culture, ma anche del politicamente corretto.
La cancellazione avviene attraverso una
progressiva e sempre più spinta semplificazione, fino a rendere indefinita la
memoria e quindi la storia, quella che è stata definita anche come la “fine della storia”. ( Il futuro della memoria, 47 – 55, in “La
fine della Guerra”, Limes 4/2024)
Tanto premesso, si può osservare che il crescere della mobilità
sociale per fini economici o per altre preferenze, sociali e politico –
strategiche, ( c. d. neoutilitarismo di J. Harsany ) comporta una
crescente dinamicità delle singole unità
costituenti la società, che vanno dalla organizzazione al singolo individuo,
secondo una frenesia browniana tale da potersi individuare come un motore
browniano sociale.
Le
singole unità con l’aumentare del moto aumentano le probabilità di scontro che
possono trasformarsi da semplice urto in attrito strutturale, quali guerre.
Nell’urto vi è uno scambio di informazioni, nell’attrito o in altre forme di
dissipazione, al contrario, una perdita di informazioni per degrado e alla
lunga un probabile decadimento strutturale.
Deve
considerarsi che come nei moti browniani l’interazione della particella
con il bagno termico è rappresentata dalla somma di due forze correlate, una
dovuta alla viscosità del fluido e l’altra irregolare che riproduce la
collisione tra particelle e molecole del bagno termico, altrettanto nel tessuto
sociale la sua più o meno densa viscosità si comporta come una forza di Stokes
proporzionale e opposta al singolo movimento che ne rallenta pertanto la
dinamicità e gli urti, sia con elementi della struttura che con gli altri
portatori di interessi.
Immettendo
energia in senso lato, ossia risorse umane e finanziarie, nel sistema si
comunica una dinamicità alle singole particelle, l’agitazione del mezzo
circostante si trasmette più o meno intensamente alle unità e questa differenza
di velocità tra le parti stesse produce nuovo lavoro per differenza, si crea in
altre parole una simmetria che dipende dal contesto sociale, dall’energia di
colui che agisce e dalla situazione degli altri soggetti con cui si
interagisce.
Cresce
pertanto come scoria una conflittualità che sfocia in molti casi in una conflittualità
legale a cui si reagisce con una immissione di risorse al fine di una maggiore
efficienza degli apparati giudiziario e burocratico intesi come regolatori, circostanza che non può comunque distrarre
dal cercare in queste aree un minimo comune denominatore culturale onde evitare
l’annichilimento ossia l’entropia del sistema.
L’aumento
della conflittualità per un maggiore dinamismo comporta non solo un aumento
delle strutture di controllo per mantenere efficiente il sistema, ma anche una crescita delle
difficoltà di una ordinata informazione con conseguente ulteriore spinta alla
crescita di reti informative non ufficiali, aiutate nel loro radicarsi nelle
strutture dalle nuove tecnologie.
L’informazione
è una variabile nascosta , ossia non misurabile e portante per il sorgere della
struttura, si deve inoltre considerare che è ciò che l’osservatore sa della
struttura a modificare la stessa a seguito del suo agire, su cui influisce tra
l’altro il suo vissuto e le sue aspirazioni, è in sostanza l’influenza
dell’osservatore sulla complessità del sistema, secondo il principio di
indeterminazione di Heisemberg per i sistemi sub-atomici.
La
creazione di strutture complesse richiede due categorie di informazioni
differenti una per le varie componenti e l’altra per l’armonizzazione del
sistema, se l’informazione per ciascun elemento può essere uguale nelle varie
strutture, la differenza fra di esse deriva essenzialmente dalle informazioni
sul sistema architettonico.
Si
deve tenere presente che produrre la complessità non è difficile, difficile è
controllarla necessitando il tutto di una enorme quantità di informazioni e
quindi di energia all’interno della struttura, la quale aumenta secondo una
funzione non lineare ma quadratica, con una percentuale sempre maggiore del
sistema dedicata al controllo. Ne deriva intuitivamente che la crescita secondo
un rapporto non lineare tra regolazione e funzione crea un limite alla velocità
di crescita a causa dell’architettura di controllo, fin che non ne venga
cambiato il sistema.
Consegue che i limiti ad una
crescita strutturale efficiente potrebbero essere determinati non solo da
fattori esterni ambientali, ma bensì dai propri limiti interni regolativi
sull’architettura del sistema, pertanto più il controllo è avanzato maggiore è
la possibilità di rendere complessa la struttura in forma efficiente.
Possiamo
immaginare l’intero universo sociale come una bolla in cui vi è una schiuma di
bolle in espansione le cui singole bolle corrispondono alle strutture (teoria
dei sistemi), ognuna con proprie specifiche leggi fisiche e fornita di
autonoma capacità di elaborazione. Queste tendono ad espandersi, ma per
crescere hanno bisogno di risorse che devono immettersi più lentamente della
crescita, pena il rischio di esplosione ossia di frantumazione.
Nell’ipotesi
inversa che la struttura diminuisca progressivamente di dimensioni cresce la
forza di controllo reciproco fra i componenti a seguito dell’aumento di attrito
per compressione ( forza gravitazionale ), parallelamente la capacità di
elaborazione diminuisce come estensione quantitativa della memoria ma aumenta
come velocità diminuendo il tempo di trasmissione ( elasticizzazione ) delle
informazioni.
Si può considerare il tempo
di elaborazione e comunicazione di una struttura pari al tempo necessario per
un segnale di percorrere da parte a parte la struttura e di tornare con la
risposta, questo indipendentemente dalla qualità dell’elaborazione, ma in
accordo con il teorema di Margolus – Levitin per il quale il tempo T
occorrente per invertire un bit dipende dalla quantità di E energia che si
applica. Maggiore è l’energia minore è il tempo, consegue l’economicità di una
serie di strutture minori elaboranti in parallelo, in cui si può avere il
paradosso di una elaborazione più veloce della comunicazione.
L’energia immessa se non incrementata
tende a decadere verso uno stato di equilibrio preliminare all’esaurirsi delle
funzioni strutturali secondo un rotolare verso minimi progressivi, tranne
eventuali rimbalzi momentanei ed occasionali, secondo la teoria di Hubbert
la crisi all’interno di un sistema non inizia quando l’energia finisce bensì
nel momento in cui la domanda di energia è in equilibrio con il massimo
possibile dell’offerta, raggiunto il “picco” il sistema precipita in una crisi
sempre più rapida e incontrollabile.
Anche l’espandersi di vecchie strutture viste
dall’interno non sono altro che nuove strutture riflesso di vecchie immagini,
occorre tuttavia tenere ben presente che ai sensi della prima legge del calcolo
quantistico l’elaborazione per quanto infinitesimale richiede energia pertanto non
esiste il costo zero in qualsiasi cambiamento di stato.
L’esaurirsi
di ogni bolla genera nuove bolle attraverso lo scorrere di conoscenze e
risorse, quello che implode non è altro che la struttura esterna con le scorie,
ossia l’energia degradata della stessa, il recente universo dell’informatica
nato dall’esaurirsi dell’elettromeccanica.
Consegue
l’importanza del metodo del trasporto dell’informazione da una struttura
collassante ad un’altra, si possono teorizzare da un punto di vista fisico due
metodi: uno di Horowitz – Maldacena, l’altro di Strominger –
Vafa. I primi hanno teorizzato un fenomeno quantistico per cui le proprietà
di due o più sistemi sono correlate a distanza di spazio e di tempo mediante l’entanglement,
mentre i secondi hanno ipotizzato che l’informazione che cade in un buco nero (
struttura collassata ) è immagazzinata e verrà liberata.
In termini strutturali gli
elementi che si trovano intrappolati in strutture collassanti non perdono
l’informazione ma la trasmettono all’esterno sia durante il collassamento che
una volta avvenuto il collasso, la prima ipotesi è la più interessante in
quanto evidenzia che durante il blocco implosivo l’informazione esce ugualmente
attraverso i collegamenti esistenti tra elementi costituenti strutture anche lontane tra loro.
Come
nel macro vi sono una realtà di bolle in espansione, altrettanto nel micro il
singolo individuo visto come punto nella struttura non è in realtà che uno spazio
nascosto (universo) carico di forze interagenti fra loro e con l’esterno, come
nel modello fisico della teoria delle stringhe e di Kaluza – Klein.
Ogni
sottouniverso può essere inconsapevole dell’esistenza degli altri sottouniversi
ognuno con proprie leggi, consegue chiaramente la difficoltà di un controllo
efficace a meno di ridurlo a limitati settori.
Preliminare
al controllo è l’informazione ma colui che la riceve può non decodificarla o
addirittura non recepirla. La stessa struttura di controllo può falsare
l’osservazione con l’indurre l’osservatore a credersi al centro del punto di
osservazione, in realtà lui vede una linea dell’orizzonte piatto che non
sussiste in quanto a ben vedere è increspata come conseguenza di un moto
esterno al campo visivo. Il moto della vela all’orizzonte (orizzonte degli eventi) è
solo apparentemente parallelo all’osservatore.
La
nostra visione bidimensionale, normativo - finanziaria, è del tutto
inefficiente per una visione biologica della struttura, occorre pertanto possedere
una tridimensionalità dell’osservare con
uno sguardo sul proprio settore di osservazione ed uno sullo scenario su cui
agisce l’oggetto osservato consapevoli degli ulteriori elementi esterni allo
scenario stesso e sapendo con umiltà che il nostro è solo uno dei possibili
punti di osservazione.
Dobbiamo considerare che la
struttura come la materia ha memoria di ciò che è stato, ma altrettanto
contiene memoria di ciò che potrebbe essere registrando ed elaborando
informazioni.
L’analisi
normativo – finanziaria ha un valore di blocco come fotografia degli eventi
accaduti, vi è pertanto una registrazione del passato con chiare funzioni
sanzionatorie repressive e solo possibili valenze revisionali probabilistiche
tramite trend, viene a mancare l’esame della memoria del futuro prossimo di cui
il soggetto in esame è causa analizzandone il vissuto.
Fondamentali in questa analisi sono i sistemi
a rete quali conduttori di informazioni, solo dalla connessione fra le reti può
esplicarsi la variabile nascosta dell’informazione e far emergere i depositi di
memoria delle strutture e delle aree in esame.
Di
quanto finora osservato se ne può avere chiara, anche se parziale dimostrazione,
con l’esame delle novità previste dall’Erm (Enterprise risk management).
Viene ribaltata l’ottica del controllo interno e in particolare del suo
rapporto con la valutazione del rischio, che da un semplice mezzo per
migliorare l’efficacia del controllo diventa obiettivo stesso del controllo con
lo specifico fine di ridurlo.
Il controllo mantiene il fine di migliorare le
possibilità di conseguimento degli obiettivi, ma lo fa attraverso una
attenuazione del rischio che minaccia il conseguimento dell’obiettivo, ne
deriva una valutazione sulla tollerabilità del rischio attraverso la sua probabilità
e la rilevanza dell’impatto, con l’ulteriore conseguenza della necessità di
determinare il livello di rischio accettato dall’organizzazione questo a
seguito di una individuazione e valutazione dei rischi.
Si tende, in altre parole, a valutare la
vulnerabilità della struttura quale fonte del rischio, vulnerabilità che potrà
essere interna al sistema ( primaria ) o esterna per accumulo di stress (
secondaria ).
Acquista
in quest’ottica particolare rilevanza la conoscenza della realtà strutturale,
allargata alla sua storia e cultura, tutte circostanze che nel definire lo
scenario permettono di valutare il costo del controllo in rapporto all’utilità
delle informazioni ricevute per abbattere il livello di rischio, che a sua
volta dipende dal risk appetite dell’organizzazione.
Dobbiamo considerare che le modifiche alla
conoscenza empirica sono parte del carattere evolutivo, pertanto non vi è
nessuna conoscenza assoluta ma solo conoscenze perfettibili definite
evolutivamente da una serie di dubbi.
Evitare, quindi, in una
attività conoscitiva il confronto con la realtà è spingere il pensiero verso
forme predefinite sostanzialmente dottrinarie e pertanto inutili se non
dannose.
In
questo fondamentale rapporto tra livello del rischio e dubbi, si pone la
difficoltà di inserimento, ad esempio, nella pubblica amministrazione di
sistemi di audit interno calibrati a prevenire le anomalie nelle attività
dell’amministrazione e non limitati ad aspetti puramente finanziari o
repressivi di comportamenti non in linea con le norme, come del resto previsto
dalle varie riforme organizzative succedutesi a partire dalla L. n. 29/93; per
non parlare della nascita nel corso degli anni ottanta e novanta delle molte
Authority di regolamentazione e controllo quali l’Antitrust (L. n. 287/90), il
Garante dell’editoria (L. n. 416/81), l’Autorità per la vigilanza sui Lavori
Pubblici (L. n. 109/94), l’Autorità per l’Energia elettrica e il gas (L.n.
481/95), l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (L. n. 249/97), in cui
si pone l’accento sull’ambiente nel quale operano le varie strutture le quali,
come una normale massa, non solo
modificano le altre strutture con cui interagiscono bensì lo stesso spazio a
loro circostante con conseguenze in alcuni casi impreviste.
BIBLIOGRAFIA
-
F. Marchesini, Dal moto perpetuo ai motori browniani, in Le Scienze,
novembre – dicembre 2004;
-
G. Musser, Aveva ragione Einstein ?, in Le Scienze, novembre – dicembre
2004;
-
AA. VV. , Fine della Guerra, Limes 4/2024;
-
Greene Brian, L’universo elegante, Einaudi;
-
F. Tatò – R. Ruggieri, Essere competitivi, Baldini & Castoldi;
-
Gordon Donaldson, Ristrutturare l’azienda, Baldini & Castaldi;
-
C. Dannett Daniel, L’idea pericolosa di Darwin: l’evoluzione e i
significati della vita, Bollati Boringheri;
-
D. Goostein, Il mondo in riserva. Energia Clima. Il futuro della
civiltà, Università Bocconi;
-
Von Baeyer Hans Christian,
Information: The New Language of Science,
Harvard University Press.
Nessun commento:
Posta un commento