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martedì 7 marzo 2017

Ricerca Parametrale n. 516. Notizie del 3 marzo 2017

Oggetto Newsletter : EU60 e difesa, Trump, minacce ibride
Newsletter n° 516 , 3 marzo  2017

Nel primo discorso di fronte al Congresso riunito, Donald Trump
 smorza i toni, ma non rinuncia al suo mantra "America First".
 È però la Russia a farla da protagonista nelle ore immediatamente
 successive, dopo le rivelazioni relative agli incontri, 
in campagna elettorale, fra il neoprocuratore generale
 Jeff Sessions (ai tempi consigliere di Trump) e
 l'ambasciatore di Mosca a Washington. Con
 il fantasma dell'isolazionismo e l'ombra di Putin
 all'orizzonte, come cambieranno le relazioni
 transatlantiche sotto Trump? L'Europa se lo chiede,
 mentre si prepara alle celebrazioni dei 60 anni dei 
Trattati di Roma, il 25 marzo prossimo: un momento
 ri-fondativo per lanciare con decisione una difesa
 Ue, proprio mentre si scopre che l'uscita della
 Gran Bretagna dall'Unione comporta pure l'uscita
 dall'Euratom. 

Minacce ibride
Ue: proposta riforma Regolamento Dual Use
Manuel Venuti
01/03/2017
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Negli ultimi anni la situazione della sicurezza nell'Unione europea, Ue è cambiata radicalmente. Le grandi sfide alla pace e alla stabilità nel vicinato orientale e meridionale dell'Ue continuano a mettere in evidenza la necessità, per l'Unione, di adattare e aumentare le sue capacità come garante della sicurezza, mettendo fortemente l'accento sulla stretta relazione fra la sicurezza esterna ed interna.

Le principali preoccupazioni dei Paesi occidentali, sulla falsariga dello scenario bipolare della guerra fredda, sono oggi volte soprattutto ad impedire che attori non statali abbiano accesso a materiali sensibili.

Assistiamo, inoltre, a un assottigliamento sempre maggiore tra il settore civile e quello della difesa, che sta modificando la storica dinamica top-down, dove il top era rappresentato da un settore della difesa trainante, trasformandolo in un flusso ormai circolare, se non addirittura bottom-up.

Questo insieme di mutamenti soggettivi ed oggettivi, che interessano, cioè, sia l’identità dei soggetti nei confronti dei quali limitare il trasferimento del know-how tecnologico e dei beni sensibili, sia la forma in cui tale know-how si manifesta, ha portato la Commissione europea a elaborare una proposta di riforma del Regolamento 428/2009 rientrante tra le iniziative dell'Ue intese a contrastare le minacce ibride.

Il 28 settembre 2016, infatti, è stata pubblicata una proposta per la modernizzazione del suddetto regolamento, risalente ormai al 5 maggio 2009 e che ha istituito il regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell’intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso ancora oggi in vigore.

Cyber security e diritti umani
Una tra le principali novità proposte riguarda l’introduzione del concetto della “prevenzione degli abusi dei sistemi digitali di sorveglianza e antintrusione, che danno adito a violazioni dei diritti umani". Una tale dimensione di sicurezza ha lo scopo di legittimare l’estensione del controllo delle esportazioni sulle diverse tecnologie di cyber-sorveglianza che potrebbero essere utilizzate, da una parte per commettere serie violazioni dei diritti umani da Paesi terzi, dall’altra per sferrare attacchi informatici nei confronti dell’Ue.

L’introduzione di una novità che mira ad ampliare lo spettro di azione della normativa ci costringe a una riflessione sulla dinamica estremamente complessa, e sempre attuale nel settore industriale, relativa al necessario bilanciamento che deve essere tenuto in considerazione tra sicurezza - interna ed esterna appunto - e competitività dei comparti della Difesa e dell’Aerospazio (principalmente ma non solo).

Il solito dilemma: sicurezza o competitività?
Nonostante la Commissione cerchi di “tranquillizzare” gli esportatori, assicurando che i nuovi controlli saranno appositamente concepiti per garantire che l'effetto economico negativo sia strettamente limitato e incida solo su un volume molto esiguo di scambi, il rischio che la prassi futura provochi un aumento dell’alea di incertezza, già ampiamente denunciata dal mercato dei beni dual-use, è estremamente concreto.

Per far fronte a queste contrapposte esigenze, la chiave che sta cercando di utilizzare la Commissione è quella di differenziare il livello dei controlli, concentrando quelli più stringenti sulle transazioni più “sensibili”, identificandole attraverso i criteri della tipologia di materiale, tipologia di transazione, Paese e utilizzatore finale.

La strada del diritto doganale 
Una interessante ulteriore spinta per la competitività, potrebbe presentarsi nel caso in cui gli studi portati avanti dal Gruppo di Coordinamento sui prodotti a Duplice Uso, il così detto Gdcu, concretizzasse l’attività del sottogruppo tecnico misto (con le autorità doganali), che ha esaminato la potenziale convergenza tra i programmi doganali degli "operatori economici autorizzati" (Aeo, da Authorized Economic Operator) e i "programmi di conformità interna" dei controlli delle esportazioni (meglio conosciuti con l’acronimo Pci).

Nel momento in cui l’affidabilità a livello doganale, attraverso l’istituto dell’Aeo, fosse eletto come metro di giudizio utilizzato per il riconoscimento dei Pci, non solo le grandi società potrebbero riuscire ad aumentare il livello della loro competitività, ma ne trarrebbero ampi benefici anche e soprattutto le piccole e medie imprese, tessuto economico tipico del panorama nostrano.

Manuel Venuti è consulente pianificazione fiscale e doganale per l’internazionalizzazione delle aziende. Doganalista Senior Consultant presso lo Studio Legale Tributario di EY.

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