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martedì 23 maggio 2017

Ricerca Parametrale n.539. Notizie del 23 maggio 2017

Arabia Saudita, Vertice Nato, G7, Nord Corea
Newsletter n° 539 , 23 maggio 2017

Donald Trump ha iniziato la sua prima missione all'estero
 in Arabia Saudita, dove ha partecipato a un vertice senza
 precedenti tra Usa e Paesi arabi e musulmani: più di 50 i
 leader presenti a Riad; toni forti contro il terrorismo e l'Iran, 
messo all'angolo a poche ore dalla riconferma plebiscitaria
 di Hassan Rohani alla guida della teocrazia sciita. 
Il presidente americano sarà oggi in Palestina, prima 
di partire alla volta di Bruxelles (passando per Roma e 
il Vaticano). Nella capitale belga, Trump sarà impegnato 
con il primo Vertice Nato del suo mandato,
 dopo esser passato dalle accuse di obsolescenza 
dell'organizzazione alle insistenti richieste agli alleati
 di aumentare il budget per la difesa. Si raggiungerà
 il compromesso sul 2%? Il G7 di Taormina, che 
comincia venerdì, parlerà di economia, commercio, 
clima e anche di Corea del Nord e minaccia nucleare,
 nonostante la Russia, attore di peso nella regione,
 sia per la quarta volta consecutiva il convitato di
 pietra al summit dei Grandi.

Presidenza italiana
G7: l’appello di Roma, pensate alle donne
Costanza Hermanin
20/05/2017
 più piccolopiù grande
In vista di un G7 che vedrà una scarsissima partecipazione femminile, è partita da Roma la richiesta ai leader delle principali economie mondiali di mettere al centro della discussione di Taormina, e di quelle che seguiranno, anche la parità di genere.

Le organizzazioni promotrici dell’incontro romano di aprile - Aspen Institute, Valore D e WE-Women Empower the world, insieme alla presidenza italiana del G7 - hanno battezzato l’iniziativa “W7”. Questo acronimo potrebbe nel tempo consolidarsi per richiamare a intervalli regolari i leader alla consapevolezza che la riduzione delle disuguaglianze di genere nel mondo è uno strumento fondamentale per promuovere una crescita durevole e inclusiva.

La platea di rappresentanti istituzionali e non del W7 - presieduta da Marta Dassù, Sandra Mori ed Emma Bonino - ha discusso temi che vanno al cuore delle questioni di parità: l’empowerment economico e la chiusura del gender gap in relazione alla crescita, le ineguaglianze e il futuro della democrazia, il rapporto tra donne, salute e scienza, la violenza di genere e - tema nuovo ma oltremodo rilevante nel contesto attuale - la dimensione femminile del fenomeno migratorio.

L’obiettivo principale dell’iniziativa è richiamare l’attenzione sulla necessità di pensare alle politiche per il futuro “starting from girls”, ossia lavorando specialmente per l’inclusione, la promozione e il coinvolgimento nel mondo del lavoro e nel dibattito democratico delle 600 milioni di ragazze che vivono nel sud del mondo.

Lavorare di più ma guadagnare di meno
Secondo UN Women, ad oggi tre quarti degli uomini ultra-quindicenni sono attivi nel mondo del lavoro rispetto a una percentuale del 50% di donne della stessa fascia d’età. Tra coloro che sono impiegati, le donne rappresentano due terzi di quanti contribuiscono a imprese familiari senza essere retribuite. Di conseguenza, queste donne non hanno accesso alle pensioni di anzianità nella stessa misura degli uomini.

E le differenze si notano anche nel reddito. Globalmente, quello femminile è inferiore del 26% rispetto a quello maschile. Eppure le donne, sommando attività dentro e fuori causa, lavorano in media più degli uomini nell’arco della propria vita.

Molto rimane ancora da fare per centrare gli obiettivi della Piattaforma d’azione associata alla Beijing Declaration, scaturita dalla storica conferenza sulle donne promossa nel 1995 dalle Nazioni Unite, nonché ai vari obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu che riguardano la parità e l’inclusione delle donne.

Le proposte del W7
Partendo dal presupposto che l’uguaglianza di genere non è una questione femminile ma un interesse globale, il W7 mira a coinvolgere donne e uomini del settore pubblico e privato. Ciascuno deve lavorare nei propri ambiti di competenza, ma farlo in rete, insomma prendendo più sul serio la teoria del gender mainstreaming che andava tanto di moda fino a qualche tempo fa, ma cui pochi hanno mai dato un’attuazione concreta - tanto da preferire di non dedicargli più alcun riferimento.

Innovativa la formulazione delle proposte fatte dal W7: in materia di gender pay gap, per esempio, si è rivolto sia ai governi per l’adozione di misure legislative adeguate nonché di role models femminili per l’insegnamento scientifico nei curricula scolastici, sia al settore privato, chiedendo l’impegno dei datori a superare la forchetta della disuguaglianza nel corso della prossima generazione.

Per quanto riguarda le politiche sociali, accanto all’introduzione - cruciale - dei congedi di paternità (possibilmente retribuiti e obbligatori, ndr) si è anche parlato di misurare il contributo economico del lavoro di cura in termini di Pil per rielaborare in chiave gender-sensitive i sistemi di sicurezza sociale. Una proposta provocatoria, ma non inverosimile, dato che il metodo di calcolo del Pil è già in corso di revisione per includere anche i dati delle economie sommerse.

Infine le migrazioni, dove il ruolo delle donne è spesso negletto, in quanto si pensa che il migrante per antonomasia sia il giovane uomo alla ricerca di fortuna. La crisi siriana, con le immagini delle famiglie che attraversavano l’Europa, o i parti in alto mare, di cui spesso si sente parlare in Italia, testimoniano invece una storia diversa.

E se nelle migrazioni forzate, piuttosto che in quelle economiche, la presenza maschile è sempre predominante, il dato ci deve far riflettere sulla minore possibilità delle donne di scappare dal pericolo migrando, dunque sulla loro maggiore vulnerabilità ai conflitti.

La raccomandazione del W7 connette la necessità di avere dati migliori sul profilo femminile dei flussi migratori con l’agenda Women Peace and Security delle Nazioni Unite, su cui si concentra il ramo italiano di Women in International Security Italia (WIIS, organizzazione partner del W7). Importante, dunque, che la dimensione migratoria trovi un suo spazio nei piani nazionali di attuazione della Risoluzione 1325/2000 su “Donne, pace e sicurezza” del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Buoni propositi e dura realtà
Tutti questi temi saranno al centro della riunione ministeriale che concluderà, il 25 novembre, la presidenza italiana del G7, e che avrà al centro proprio la questione della parità di genere. In aggiunta, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dato il suo sostegno alla proposta di presentare a Taormina l’istituzione di un gruppo di monitoraggio delle azioni del G7 sulle questioni di genere.

Tra il dire e il fare c’è però di mezzo Donald Trump, che già sul fronte migrazioni, su cui Roma aveva disposto un fine lavoro di tessitura internazionale, sta rendendo difficile la vita dei negoziatori italiani. È verosimile che un impegno concreto sulla parità rientri in una dichiarazione firmata anche dagli Stati Uniti? Più probabile che ciò avvenga a livello di ministeriale, se almeno lì ci si potrà arrivare, piuttosto che al summit di Taormina.

Costanza Hermanin è Special adviser del sottosegretario italiano alla Giustizia e insegna a Sciences Po e al Collegio d’Europa. È tra le fondatrici di Women in International Security Italia (WIIS) Italia. (Twitter: @CostHermanin).


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