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mercoledì 30 giugno 2021

Valore Militare nella provincia di Arezzo

Rivista QUADERNI N. 4  del 2020


 

INTERVENTO DEL GEN.C.A DOMENICO ROSSI ALLA PRESENTAZIONE DEL QUADERNO 1-2021 SUL VALORE COLLETTIVO IN PROVINCIA DI AREZZO

 

La parola valore ,che deriva  dal latino valere, può avere tanti significati.

Prendendo spunto dalla Enciclopedia Treccani la parola valore ,con riferimento alla persona indica il possesso di alte doti intellettuali e morali o alto grado di capacità professionale mentre con riferimento ad un atto    significa coraggio, ardimento dimostrati nell’affrontare i nemici in combattimento e nel sostenere fermamente le dure prove che la guerra comporta anche con pericolo della propria vita.

Per dare atto del valore nel tempo con riferimento proprio  al combinato disposto delle doti morali e di ardimento  sono state stabilite specifiche decorazioni   conferite   AL VALOR MILITARE, per atti di eroismo militare,AL VALOR CIVILE ,per atti che manifestino preclara virtù civica, e AL MERITO CIVILE, per eccezionale senso di abnegazione nel soccorso altrui.

Decorazioni che non ha caso quindi vengono istituite  fin dal 1793 con l’ Ordine dei Decorati al Valor Militare disposto da  Vittorio Amedeo III per passare nel 1851 alle Medaglie al Valor Civile  previste con RD di Vittorio Emanuele II. Chiudono in ordine temporale le decorazioni al merito civile istituite nel 1956.

Chiarito il significato delle decorazioni,faccio notare  un dato statistico di assoluto rilievo delle decorazioni descritte nel quaderno e riferite alla provincia di Arezzo e a suoi cittadini : ben 28 .

Un dato che  già da il senso del valore collettivo di una comunità.

Partendo dalle MEDAGLIE AL VALOR MILITARE concesse (1 medaglia d’oro ;1 d’argento;1 di bronzo;1 croce di guerra) ed andando ad analizzarne le motivazioni possiamo dare ancora un maggior significato al perché nell’Aretino si possa effettivamente parlare di valore collettivo più che degli atti dei singoli.

Intanto, comprendere meglio quello che è sucesso nell’aretino tra il 43 e il 45  appare importante leggere con attenzione la motivazione della medaglia d’ora concessa alla Provincia. Viene  infatti richiamata “l’irriducibile opposizione al nemico”   non solo da parte delle formazioni armate ma anche dalle popolazioni di città e di campagna.

In sostanza una resistenza totalizzante della comunità aretina che viene chiaramente concretizzata nella relazione del 16 settembre 1964 che la provincia di arezzo invia al ministero della difesa: 2131 caduti per rappresaglie ,bombardamenti aerei ed eventi bellici; oltre 800 ponti  e 52.000 vani abitazione distrutti; 151 partigiani caduti ,senza dimenticare una purtroppo lunga   lista di comuni o frazioni oggetto delle rappresaglie ben superiore alle decorazioni conferite.

La sensazione del valore collettivo si ricava peraltro anche dalla diversità delle  motivazioni espresse nel conferimento delle decorazioni  ai SINGOLI COMUNI.

A SANSEPOLCRO  la medaglia d’argento al valor militare viene concessa perché  vengono aiutati centinaia di detenuti politici italiani e jugoslavi  evasi dal Campo di Concentramento del Renicci e soprattutto per l’insurrezione armata del 19 marzo 1944 dove la popolazione sostenuta da un reparto partigiano si ribellò alle prepotenze dei repubblichini. Dopo strenua lotta i superstiti furono immediatamente fucilati.

A CAVRIGLIA la  medaglia di bronzo al valor militare viene tra l’altro concessa per l’efficacia degli scioperi dei suoi minatori.

A PIEVE SANTO STEFANO la croce di guerra al valor militare viene conferita per le persecuzioni,deportazioni e soprattutto per le intense offese aeree e terrestri,tali da far meritare al comune  l’appellativo di SECONDA CASSINO D’ITALIA. Ne sono testimonianza la distruzione del 100% dei  fabbricati del capoluogo i morti e i deportati e finanche le migliaia di animali che furono asportati danneggiando in modo sotanziale la piccola economia del territorio.

Il supporto di vario tipo dato dalle popolazioni alle formazioni partigiane scatenò una serie di rappresaglie con una  comune  estrema crudelta’ nei confronti di cittadini inermi che furono scientemente trucidati. Situazioni efferate che hanno dato luogo al conferimento di varie Medaglie al Valor Civile :

Nel comune di BUCINE  (medaglia d’oro) nel periodo giugno luglio 1944 vi furono 29 eccidi in cui furono uccise 123 persone.

Nel comune di CIVITELLA in Val di Chiana (medaglia d’oro) persero la vita il 29 giugno del 1944  ben 244 persone  tra Civitella,San Pancrazio e Cornia.

Nella frazione di Vallucciole del comune di PRATOVECCHIO DI STIA (medaglia d’argento) furono massacrate 108 persone di cui 22 tra i tre mesi e i 17 anni Ed al merito civile.

Occorre   inoltre  sottolineare le MEDAGLIE AL MERITO CIVILE conferite ad  AREZZO E CASTIGLION FIORENTINO. In quest’ultimo comune  la morte di 71 civili in maggior parte donne e bambini fu in  questa cirostanza compiuta dai bombardamenti alleati.

In questo excursul sul valore non possiamo inoltre dimenticare le DECORAZIONI CONCESSE AI SINGOLI perché aretini o per FATTI AVVENUTI nel territorio aretino.

16 medaglie d’oro al valor militare concesse a singoli combattenti, di cui alcune riferite ad episodi di guerra e  la maggior parte per  azioni partigiane.

Un riferimento specifico alla partigiana  ROSSI MODESTA sia per essere una  delle pochissime donne medaglie d’oro della resistenza  (19 in tutta Italia  di cui 15 alla memoria) sia perché la sua storia dà il senso di comunità e di valore collettivo. Non solo volle seguire il marito nella lotta partigiana ma pretese di prendere parte attiva alla lotta anziché rimanere nelle umili mansioni assistenziali cui era stata affidata.  Arrestata e torturata moriva insieme al figlioletto di appena un anno.

Una doverosa citazione meritano anche la medaglia d’oro al valor militare e le  3 medaglie d’oro al valor civile concesse a quattro  Sacerdoti che offrirono  la propria vita in cambio di quella dei loro parrocchiani  ribadendo  in modo chiaro il valore collettivo di un popolo unito nell’anelito di libertà  e che caddero così insieme a loro trucidati.

In sostanza,  la resistenza nell’aretino è stata globale e si inquadra nella lotta al regime nazi fascista, sorta spontaneamente dopo l’otto settembre in tutta italia a partire dai combattimenti di Porta San Paolo a Roma, ed in cui si incrociano la resistenza del popolo in armi,di quello senza armi , dei militari che fatti prigionieri si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò  e a quelli che confluirono nelle file partigiane o che andarono a costituire i gruppi di combattimento  che seguirono gli alleati a partire da cassino in poi fino alla liberazione del Paese. Una resistenza che ha ridato dignità alla Patria e che gli ha permesso di proseguire verso una Repubblica fondata sugli attuali valori costituzionali.

Proprio per questo il quaderno può e deve divenire un elemento di assoluta importanza nella tramissione di tali valori . Un quaderno il cui scopo che pienamente condivido è d’altronde ben illustrato nelle varie prefazioni da parte del :

-  Presidente Provinciale dell’Istituto Nastro Azzurro di Arezzo e Siena che destina il quaderno ai giovani  perché “siano consapevoli e responsabili dei compiti” che derivano dal dovere salvaguardare i valori ricevuti; 

-   Presidente Nazionale del Nastro Azzurro che indica come la  pubblicazione vuole essere un atto di memoria  e fonte di riflessione  e  invita alla  gratitudine per il “bene inestimabile” ricevuto;

-  Presidente della  Provincia di Arezzo che mette in rilievo l’importanza di “preservare la memoria di una comunità” per consegnare alle giovani generazioni un ‘identità su cui costruire un futuro migliore;

- Presidente della  Regione Toscana che assegna ai giovani il compito di “ farsi testimoni e protagonisti di una nuova cultura” basata sui diritti individuali e collettivi,ivi compreso il grande valore della libertà.

In sostanza ,nell’aretino vi è stata una resistenza di popolo ,collettiva e caratterizzata da tanti atti di valore. Il primo atto di valore peraltro  ,da cui tutto è scaturito, fu comunque la scelta di tanti giovani di opporsi a proprio rischio al nazi fascismo.

Per capirne i motivi prendo spunto da alcuni passi di una lettera scritta dall’unica medaglia d’oro vivente la Professoressa Paola Dal Din  che da me invitata ad una mostra sulle donne decorate medaglie d’oro non potendo intervenire mi scrisse  se  avessi partecipato avrei detto ai giovanì:

“ Non avevamo idee di guadagni, di potere, di carriera, ma semplicemente di salvare quanto più possibile di quello che rimaneva della nostra Patria distrutta e disperata. Forse intendevamo anche un vivere senza la guerra, senza invasori dal nord e dal sud, senza treni in partenza per portare nostra gente chissà dove. Un vivere dove fosse possibile dire liberamente il proprio pensiero. Abituati ad una vita semplice e con risorse limitate, perfino le restrizioni materiali di ogni genere ci  parevano sopportabili per il bene ideale della Libertà”.

A tutti questi giovani vada ancora una volta il nostro doveroso sincero e convinto ringraziamento per averci ridato “la libertà”,una parola cui forse oggi    possiamo dare un po di più  il giusto peso ,avendo vissuto e vivendo le necessarie limitazioni derivanti dall’emergenza corona virus.

Questo quaderno può aiutare a comprenderne    il valore , indispensabile in prospettiva futura ricordando , però, che i valori non si apprendono teoricamente, i valori vanno compresi , vissuti, e soprattutto fissati con l’impegno quotidiano affinché si trasformino in fatti concreti, attraverso scelte e comportamenti coerenti  ,condivisi da tutti perchè "Se vuoi andare veloce, vai da solo, ma se vuoi andare lontano, non puoi che andare insieme ad altri”.

 

 

Gen.C.A Domenico Rossi

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