Gli Studenti sono della Agenzia Formaativa " Don Angelo Teboldi" Lumezzane Brescia
Il Milite Ignoto.
Approfondimento su Maria Bergamas di Giulia B.
La
Commissione incaricata di designare quale madre dovesse divenire “mamma
spirituale del Milite Ignoto” inizialmente fece ricadere la sua scelta su Anna
Venturini Feruglio, udinese, madre di due figli dispersi in guerra, alla quale
si preferì poi una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio irredento
era per lei il suo massimo sostegno e speranza.
Maria
Maddalena Bergamas, nata a Gradisca d’Isonzo il 23 giugno 1867, visse a Trieste
dove si era trasferita in gioventù e dove risiedeva allo scoppio della Grande
Guerra.
Ella
era vedova e quando suo figlio Antonio fu arruolato non ebbe più nessun
sostegno per lei e la figlia Anna.
È
stata la donna italiana che fu scelta in rappresentanza di tutte le madri
italiane che avevano perso un figlio durante la prima guerra mondiale, del
quale non erano state restituite le spoglie. Maria morì poi il 22 dicembre del
1953 a Trieste.
Al
tempo dello scoppio della guerra, sia Gradisca d’Isonzo che Trieste erano parte
dell’impero austro-ungarico, perciò suo figlio Antonio fu arruolato
nell’esercito austriaco. Egli era ricordato per il suo impeto e la sua passione
politica e ai primi segnali di guerra tra Austria e Italia, nel 1916, disertò,
varcò clandestinamente il confine, fuggì in Italia e si arruolò volontario nel
137° Reggimento di Fanteria della Brigata Barletta, con il nome fittizio di
Antonio Bontempelli, una falsa identità imposta dal Regio Esercito per
accogliere tra le sue file gli irredentisti (coloro che hanno aiutato il
riscatto dalla dominazione straniera).
Mentre
guidava l’attacco del suo plotone, durante un combattimento alle falde del
Monte Cimone di Tonezza, il 18 giugno 1916 (alcune fonti citano il 16 giugno),
il sottotenente Bergamas fu raggiunto e ucciso da una raffica di mitraglia.
Al
termine della battaglia, nelle sue tasche fu trovato un biglietto nel quale si
pregava di avvisare della sua morte il sindaco di San Giovanni di Manzano,
l’unica persona al corrente della sua reale identità. La salma di Antonio
Bergamas fu dunque riconosciuta e sepolta assieme agli altri caduti nel
cimitero di guerra di Marcesina, sull’Altopiano dei Sette Comuni.
Tuttavia,
a seguito di un violento bombardamento che distrusse il cimitero, Bergamas e i
suoi compagni con lui sepolti risultarono ufficialmente dispersi.
Dopo
la guerra, Maria ebbe l’incarico di scegliere il corpo di un soldato tra undici
salme di caduti non identificabili, raccolte in diverse aree del fronte.
Il
28 ottobre 1921, nella basilica di Aquileia, in Friuli Venezia-Giulia, la donna
fu posta di fronte alle indici bare allineate: appoggiò lo scialle sulla
seconda bare e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire
e si accasciò al suolo davanti alla decima, urlando il nome del figlio; per
questo motivo fu scelta quest’ultima.
La
salma prescelta fu posta all’interno del Monumento al Milite Ignoto, presso il
Vittoriano a Roma, a ricordo dei caduti della guerra, e la cerimonia solenne
avvenne il 4 novembre 1921, dopo il lungo viaggio in treno rallentato per
permettere a tutta Italia di rendere onore alla bara.
Secondo
la testimonianza della figlia, Maria era decisa a scegliere l’ottava o la nona
bara, poiché quelli erano i numeri che ricordavano la nascita e la morte del
figlio, ma giunta dinanzi alle bare provò un senso di vergogna e, poiché nulla
dovesse ricordare suo figlio, scelse la decima, affinché il simbolo che si
sarebbe portato a Roma fosse davvero un soldato ignoto.
L’anno
successivo alla morte di Maria, il 3 novembre 1954, la sua salma fu riesumata e
sepolta nel cimitero di guerra di Aquileia, retrostante la Basilica, vicino ai
corpi degli altri militi ignoti, come da lei richiesto, per sentirsi più vicina
al figlio.
A
Gradisca d’Isonzo, in Via Bergamas 39, esiste ancora la casa dove Maria e i
figli abitarono. Una targa ricorda: “In questa casa nacque Antonio Bergamas che
irradiata la giovinezza dell’ideale di Mazzini il XVIII giugno MCMXVI nel nome
santo d’Italia suggellava sul Cimone la sua fede col sangue”.
Ho
scelto di approfondire questo argomento perché mi interessa conoscere le
persone della storia, coloro che la storia l’hanno fatta. Penso sempre al fatto
che dietro a un personaggio c’è una persona e approfondirne la vita è, per me,
molto interessante. Questo lavoro mi ha fatto conoscere nuovi termini relativi
alla guerra, mi ha fatto approfondire parti di storia che normalmente non
vengono studiate e mi ha lasciato la voglia di scoprire sempre di più, e di
visitare i luoghi citati nel tema. Ho apprezzato lo svolgimento di questo
compiti e penso mi piacerebbe affrontarne altri simili.
Il
rito del Milite Ignoto di Asia Z.
Non
si volevano celebrare condottieri, generali o singoli comandanti, ma
glorificare il sacrificio di sangue di un intero popolo.
In
Italia la proposta di glorificare la salma del caduto senza nome viene
sostenuta e resa pubblica nell’agosto 1920 dal colonnello Giulio Douhet. Il 4
agosto il Disegno di Legge arrivò in aula e l’onorevole Gasparotto chiese alle
parti di rinunciare ad intervenire perché il provvedimento che rendeva onore ai
caduti potesse essere approvato in silenzio. Fu Gabriele D’Annunzio a dare il
nome di “Milite Ignoto” alla salma del soldato senza nome, che nel tempo
avrebbe ricordato i sacrifici e gli eroismi della Grande Guerra. Il soldato che
avrebbe rappresentato tutti coloro che non fecero più ritorno a casa. Tutte le
famiglie italiane erano coinvolte: chi per aver perso un figlio, chi un marito,
chi un padre.
Dal
3 al 24 ottobre 1921 iniziò la ricerca delle undici salme di soldati tra i
quale scegliere il Milite Ignoto. I corpi vennero rinvenuti nei cimiteri
militari o nei campi di battaglia e per essere scelti non dovevano in nessun
modo mostrare alcun segno di riconoscimento. Il 28 ottobre 1921 le undici casse
con i resti dei dispersi vennero trasportate nella Basilica di Aquileia e nella
notte scambiate in segreto di posto, perché chi ne aveva seguito il viaggio per
un mese sarebbe stato ormai in grado di riconoscerle.
Il
giorno dopo sarebbe avvenuta la scelta di una di loro tramite la signora Maria
Bergamas, moglie, madre, donna, e sarebbe iniziato così il viaggio verso Roma
del Treno dell’Eroe con le spoglie del Milite Ignoto.
Il
28 mattina le porte della Basilica vennero aperte, le undici bare erano avvolte
nel Tricolore. Le madri e le vedove presero posto in un palco alla destra
dell’altare. All’arrivo di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca D’Aosta, iniziò
la celebrazione.
Al
finire della funzione quattro decorati con Medaglia d’Oro al Valore Militare si
diressero verso le madri e le vedove per accompagnare la signora Bergamas a
compiere l’atto più importante di tutta la cerimonia.
Il
generale Paolini e l’onorevole Paolucci accompagnarono la donna all’altare che,
dopo aver guardato le altre madri, iniziò il suo cammino verso la scelta.
Giunta di fronte alla decima bara, la donna lanciò un urlo chiamando per nome
suo figlio Antonio e abbracciando con passione la cassa. Il rito era compiuto e
Maria Bergamas venne riaccompagnata fra le altre madri, mentre la bara scelta
fu posta su un rialzo di fronte all’altare, inserita in una cassa mandata dal
Ministero della Guerra.
Ho
scelto di approfondire questo argomento in quanto sono appassionata di riti di
ogni tipo, quindi il rituale del Milite Ignoto mi sembrava la parte più
interessante dell’intero argomento dedicato a questo centenario. Grazie a
questa ricerca ho potuto imparare una nuova piccola parte della storia del
nostro Paese, in quanto non sapevo esistesse un monumento in memoria dei caduti
senza nome. Penso che sia stata una celebrazione molto toccante ed importante,
considerando che è riuscita ad unire un intero popolo.
Da Gorizia ad Aquileia di
Siria G.
Il
mattino del 27 ottobre 1921, nella piazza di Gorizia, si formò un corteo per il
trasporto delle undici bare degli ex-combattenti portati a spalla fino alla
stazione ferroviaria per poi essere adagiate sui ripiani degli autocarri. Le
bare erano sommerse da corone di fiori per omaggio. I mezzi partirono da
Gradisca d’Isonzo fino a Cervignano con omaggi dati dai cittadini. Le bare
erano portate da madri, ex-combattenti e madri vedove di guerra che
attraversarono la piazza di Aquileia. Una volta attraversata la piazza, le bare
che erano avvolte da una bandiera tricolore, vennero messe ai lati dell’altare
della Basilica, 6 a destra e 5 a sinistra. Sulla bandiera tricolore veniva
posato un elmetto in ferro da fante. Una volta sgomberata la piazza, le bare
degli ex-combattenti venivano cambiate di posto perché, data la perfetta
somiglianza delle bare, le linee degli assi di legno e la posizione dei chiodi
era diversa l’una dall’altra, quindi potevano essere riconosciute dai membri
della Commissione che le vedevano da giorni. Le casse erano sorvegliate per
l’intera notte da due plotoni, uno dei reali Carabinieri mentre l’altro era di
fanti della Brigata “Sassari”.
Penso
che questo gesto verso il Milite Ignoto che sta a rappresentare tutti i
combattenti caduti in battaglia, sia un gesto di grande onore verso le famiglie
che purtroppo non hanno più visto i propri figli dopo la guerra. Vorrei
ringraziare chi in passato ne ha avuto l’idea perché è un gesto reso
indimenticabile.
Il Milite Ignoto di
Elisa S.
Il
tema che sto per scrivere riguarda l’argomento del Milite Ignoto nel centenario
della sua sepoltura al Vittoriano. Mi ha portato a scrivere questo tema la
considerazione di un uomo eroe di guerra, coraggioso di combattere nelle più
brutali e cruente battaglie e resistere nelle terrificanti trincee e morire
durante il combattimento della guerra per la vittoria della propria Patria ed
essere degno di aver combattuto per amore della propria Patria.
Al
Milite Ignoto fu assegnata una Medaglia d’Oro nel complesso del Vittoriano all’Altare
della Patria, a Roma, il giorno 4 novembre 1921, monumento al primo re d’Italia
Vittorio Emanuele II inaugurato il 4 giugno 1911. Il corpo di quel soldato
anonimo dopo la guerra diviene parte della memoria nazionale.
L’altare
del Vittoriano venne definito un luogo per la storia di un’intera comunità,
lasciando un percorso iniziato nel 1915 per i soldati partiti per la guerra.
Nel
novembre 1921 ci fu la “tradotta di gloria”, usata per le risorse verso i
fronti di guerra dei soldati, adoperata per trasportare il Milite Ignoto. Ci fu
l’evento definito della ”sacra salma” che fu un viaggio rituale partito da
Aquileia fino a Roma; un evento che venne ripreso dalla camere dei cinegiornali
e che rappresenta il primo dopoguerra italiano.
Nel
corpo del Milite Ignoto viene fissata una particolare memoria della nazione.
Una memoria per le migliaia di persone, i cortei, le corone di fiori e le
dimostrazioni militarti che era destinata a fissarsi al Vittoriano.
Questo
monumento serve per simboleggiare il lutto in modo che non si lasci spazio alle
opposizioni sociali e alla vendette politiche alla causa del dolore e della
rabbia per le molte mancanze subite. La guerra era ormai finita, ma con ancora
necessità di ricostruire il Paese con generazioni di uomini mancanti, povertà,
disoccupazione.
L’Italia
assunse il Milite Ignoto come un campo di prova per la ricostruzione del mito
nazionale.
Al
cadavere del Milite Ignoto venne dato il compito di legare il corpo di migliaia
di soldati in lutto attraverso la sacralizzazione del sangue.
C’è
il luogo della matrilinearità che serve per scegliere la “sacra salma” del
“figlio degno” che è stato assegnato alla vedova Maria Bergamas, una delle
donne d’Italia addolorate. Il funerale del corpo del Milite Ignoto venne fatto
per le vie d’Italia e poi seguito in corteo a Roma per dare pace a tutti coloro
che avevano sofferto.
Da
questo tema ho imparato che un uomo ha preferito sacrificare la propria vita
per il bene della Patria; quell’uomo è stato orgoglioso di combattere per amore
della Patria.
Ho
imparato che per ottenere una vittoria bisogna fare dei sacrifici.
Aquileia di
Giulia M.
Aquileia
venne fondata nel 181 a.C. come colonia romana e come postazione offensiva per
le operazioni militari contro i Galli, ed ebbe inizialmente la struttura del
presidio militare. Aquileia acquistò importanza come emporio commerciale, che
corrispose all’ampliamento dell’antico abitato, dotato di un porto fluviale e
di splendidi edifici. Abili artigiani erano maestri di oreficeria, lavoravano
il vetro e la terracotta, il marmo e la pietra, e realizzarono mosaici di
particolare bellezza. Con l’imperatore Diocleziano divenne una delle città più
grandi dell’impero Romano. Nel frattempo si formò una comunità cristiana. Il
vescovo Teodoro fece costruire un complesso per il culto.
Da
visitare:
- La
basilica
-
Il museo archeologico
- Il
campanile
Il viaggio del Milite Ignoto di
Ilaria B.
Alle
otto del mattino del 29 ottobre 1921 partì, dalla stazione di Aquileia un treno
che entrò nella storia d’Italia. Si trattava del convoglio che, in cinque
giorni, avrebbe portato la salma del Milite Ignoto a Roma per essere sepolta all’interno
del Vittoriano il 4 novembre.
Un
viaggio emozionante attraverso cinque regioni e centoventi stazioni, dove
centinaia di migliaia di persone lungo i binari resero omaggio a quel corpo
senza nome, simbolo del sacrificio per amore della Patria. Un viaggio accolto
con entusiasmo e partecipazione. Il cerimoniale, proposto nell’agosto 1920 dal
colonnello Giulio Douhet, ebbe come momento centrale la scelta della bara,
avvenuta il 28 ottobre 1921 nella basilica di Aquileia. Protagonista fu Maria
Bergamas, una donna che aveva perso un figlio durante la guerra. Sorretta da
quattro militari, Maria aveva in mano un fiore bianco che avrebbe dovuto
gettare su una delle undici bare contenenti i resti dei corpi ritrovati in
undici luoghi simbolici della Grande Guerra (Rovereto, l’Altopiano di Asiago, Monte
Grappa, Dolomiti, Montello, Basso Piave e Cadore).
Davanti
alla bara prese il suo velo nero e lo appoggiò sopra, segnalando così la sua
scelta. Il feretro venne così collocato sulla base d’appoggio di un cannone
trainato da cavalli addobbati a lutto e, seguita da un corteo di reduci e
cittadini, posta in un vagone ferroviario. Contemporaneamente le altre dieci
bare furono portate all’interno del cimitero degli Eroi di Aquileia, dietro la
basilica di Santa Maria degli Angeli, in cui trovò posto anche Maria Bergamas
nel 1952.
Ho
scelto di svolgere questa ricerca perché ero curiosa di sapere come la gente
avesse accolto l’arrivo del Milite Ignoto.
Ho
imparato che Maria Bergamas è stata una donna molto forte, perché, nonostante
avesse perduto suo figlio, è riuscita a riconoscere la bara del Milite da
onorare per tutti.
Da Aquileia a Roma. Il viaggio
del Milite Ignoto di Christian G.
Il
28 ottobre 1921, alla stazione di Aquileia, la bara del Milite Ignoto, scelta dalla
signora Maria Bergamas, fu posta su un carro ferroviario su un affusto di
cannone, disegnato appositamente da Guido Cirilli; su un lato erano scritte la
date MCMXV-MCMXVIII (1915-1918); invece sul lato opposto era riportata la
citazione dantesca: “L’ombra sva torna ch’era dipartita”.
Il
treno partì la mattina seguente, il 29 ottobre del 1921, alle ore otto. Oltre
al carro con la bara, erano presenti 15 carri per raccogliere le corone di
fiori lanciate dai cittadini, durante il tragitto; le altre carrozze di prima e
di seconda classe erano destinate alla scorta d’onore. Il treno si fermava in
ogni stazione cinque minuti ed effettuò in tutto 120 soste.
Il
Ministero della Guerra ordinò il più rigoroso silenzio durante il passaggio del
treno; erano vietati discorsi pubblici e all’arrivo nelle stazioni poteva
essere suonata una sola volta “La canzone del Piave”.
Durante
le fermate notturne a Venezia, Bologna e Arezzo era predisposto il cambio alle
rappresentanze di senatori, di deputati, di madri, di vedove, di mutilati e di
ex combattenti.
Per
la trazione erano utilizzate due locomotive FS740. I macchinisti furono scelti
tra i decorati di guerra, cioè persone ritenute eroiche e che avevano ottenuto
medaglie d’oro, d’argento e di bronzo. Durante il passaggio del treno, la folla
si inginocchiava; le donne e i bambini lanciavano i fiori; il saluto militare
da parte di rappresentanze delle forze armate e di ex combattenti, le autorità
religiose locali benedivano la salma. I fiori furono lanciati dal treno nelle acque
del Piave, celebrando i caduti, al passaggio. La destinazione del viaggio fu la
stazione di Portonaccio, la sera del primo novembre. La mattina seguente era
previsto l’arrivo alla stazione di Roma Termini per le successive celebrazioni.
La
mattina del 2 novembre, quando la bara del Milite Ignoto giunse alla stazione
di Roma Termini, fu accolta dal Re e dalla famiglia reale, da bandiere,
stendardi e insegne militari dell’Esercito, della Marina e della Guardia di
Finanza, con generali, comandanti d’armata, capi di Stato maggiore
dell’Esercito e della Marina. Erano invitati, insieme alle diverse cariche
dello Stato, decorati di medaglia d’oro e rappresentanze di mutilati, di madri
e vedove di caduti e di ex combattenti.
La
bara, sostenuta dall’affusto di cannone, fu trasportata alla basilica di Santa
Maria degli Angeli, affiancata da decorati della medaglia d’oro e seguita a
piedi dal re Vittorio Emanuele III e dalle cariche dello Stato. In Piazza
Esedra la bara del Milite Ignoto fu benedetto dal vescovo monsignor Angelo
Bartolamasi e poi portata all’interno della Basilica a spalla, posta su un
palco per la cerimonia.
La
bara rimase nella chiesa fino al 4 novembre con un gruppo di soldati d’onore:
quattro ufficiali, quattro sottufficiali, quattro caporali, quattro soldati,
quattro mutilati e quattro ex combattenti. Durante il giorno la chiesa fu
aperta al pubblico per permettere di rendere omaggio al caduto.
Il
4 novembre, terzo anniversario della fine della prima guerra mondiale, alle ore
8 e trenta, la bara fu caricata sull’affusto di cannone. Il lungo corteo delle
varie armi di Esercito, Marina, Guardia di Finanza e Guardia di Pubblica
Sicurezza, precedeva il carro seguito a sua volta da dieci madri e da dieci
vedove di caduti, da rappresentanti di cariche dello Stato e dell’Esercito e
dalla rappresentanza di mutilati ed ex combattenti.
All’Altare
della Patria attendevano l’arrivo del corteo il re Vittorio Emanuele III con la
famiglia reale e le più alte cariche dello Stato, insieme a rappresentanze di
vedove di caduti in guerra, di grandi mutilati, di associazioni e di ex
combattenti. Il corteo giunse alle 9 e trenta riempiendo la Piazza Venezia; la
bara fu portata a spalla fino alla tomba e sepolta sotto la statua della dea
Roma, all’Altare della Patria, o Vittoriano, con il saluto militare.
Grazie
a questo argomento ho capito cosa è successo dopo la prima guerra mondiale e ho
approfondito la mia conoscenza personale. Poi ho compreso che con quest’azione,
il viaggio del Milite Ignoto, lo Stato italiano si interessava della
popolazione italiana, rendendo omaggio ai caduti in guerra. Infine ho trovato
questa ricerca utile e interessante per i motivi descritti in precedenza.
Maria e Antonio Bergamas di
Aman M.
Maria
Bergamas abitava a Trieste e in quel periodo la città apparteneva agli
Austriaci. Maria era stata scelta per rappresentare tutte le madri che avevano
perso il figlio durante le battaglie della Grande Guerra. Antonio era l’unico
uomo di casa perché Maria era vedova. Antonio faceva parte dell’esercito
austriaco perché non aveva altra scelta. Nel 1916 scappa da Trieste ed entra in
Italia sotto la falsa identità di Antonio Bontempelli, un uomo morto per la
Patria durante la guerra e che era sepolto nel cimitero di Mercesina al Monte
Cimone, ma il suo corpo non era più stato trovato, disperso dai bombardamenti.
Così assunse la sua identità arruolandosi nell’esercito italiano.
Ho
scelto questo approfondimento perché volevo conoscere meglio l’identità dei
Bergamas e sapere perché avevano scelto loro per rappresentare e scegliere il
Milite Ignoto.
Il Milite Ignoto di
Martina B.
È
un militare morto in guerra il cui corpo non è stato identificato e che si
pensa non potrà mai essere identificato. La sua tomba è una sepoltura simbolica
che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai
stati identificati. Il Milite Ignoto è un militare italiano caduto durante la
prima guerra mondiale e sepolto a Roma, sotto la statua della dea Roma. La
salma del Milite Ignoto partì dalla stazione ferroviaria di Aquileia il 29
ottobre del 1921 e arrivò a Roma per essere tumulata all’interno del Vittoriano
il 4 novembre, simbolo del sacrificio per amore della Patria.
Un
viaggio accolto con entusiasmo e partecipazione.
La
salma fu scelta dalla madre di un sottotenente disperso che si chiamava Maria
Bergamas, in rappresentanza di tutte le donne italiane, mamme e spose di
soldati dispersi nella Grande Guerra.
Le ricerche dei soldati di
Desirée B.
Il
24 agosto 1920, il generale Giulio Douhet dichiarò: “Tutto sopportò e vinse il
soldato. Perciò al soldato bisogna conferire il sommo onore, quelle cui nessuno
dei suoi condottieri può aspirare, neppure nei suoi più folli sogni di
ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza del
Re e del Genio”.
Il
Decreto sulla sepoltura della salma di un soldato ignoto venne approvato dal
Parlamento del Regno d’Italia il 4 agosto 1921 all’unanimità e senza dibattito;
come luogo della tumulazione fu scelto il Monumento a Vittorio Emanuele II,
noto anche come Vittoriano. Fu stabilito che le ricerche della salma dovessero
essere condotte nelle zone più avanzate dei principali campi di battaglia, in
totale undici siti: San Michele, Gorizia, Monfalcone, Cadore, Pasubio, Campo
Sile, Alto Isonzo, Asiago, Tonale, Monte Grappa, Montello.
Fu
Gabriele D’Annunzio a dare il nome di Milite Ignoto alla salma del soldato senza
nome che avrebbe celebrato gli eroismi e i sacrifici della Grande Guerra: il
soldato che avrebbe rappresentato idealmente tutti coloro che non fecero
ritorno a casa, coinvolgendo così tutte le famiglie italiane. Venne così
istituito un Ufficio Onoranze al Soldato Ignoto e venne poi nominata una
Commissione che dal 3 al 24 ottobre si dedicò alla ricerca di undici salme di
soldati provenienti dai campi di battaglia. Quindi le ricerche iniziarono
ufficialmente il 3 ottobre 1921.
La
Commissione decise di esaminare una salma nei pressi di Rovereto, ma non venne
rinvenuta nessuna salma sepolta, e allora se ne esumò una tra quelle di ignoti
in un vicino cimitero di guerra.
La
ricerca della seconda salma si svolse nei pressi del Massiccio del Pasubio, ma
come per la prima non ci furono risultati, e allora si esumò un altro cimitero
di guerra. Per trovare la terza salma, la Commissione decise di spostarsi
sull’Altopiano di Asiago, sul Monte Ortigara, dove per la prima volta venne
trovato un caduto insepolto ma nascosto; probabilmente perché il corpo, non
potendo essere seppellito per bene, venne solo nascosto/coperto per evitare che
venisse straziato dagli animali.
La
quarta salma venne rinvenuta sotto ad una croce e non aveva alcun elemento che
favorisse la sua identificazione. Le quattro salme ritrovate fino a quel
momento vennero lasciate a Bassano, mentre la Commissione partì per Conegliano
e, facendo una sosta sul Montello, cercò la quinta salma che trovarono, però,
in un vicino cimitero di guerra. Inoltre, tra le intenzioni della Commissione
c’era quella di recuperare la salma di un caduto della Regia Marina, ma l’unica
possibilità era quella di riesumare la salma di un marinaio, e cercarono dunque
sui campi di battaglia dove i marinai combatterono a terra come fanti. La
Commissione si trasferì poi a Cortina d’Ampezzo. Dai racconti emerge che le
ricerche furono svolte sulle Tofane e sul Passo Falzaredo, ma non venne trovata
alcuna salma, e anche il corpo del settimo soldato venne esumato da un cimitero
di guerra. Il 20 ottobre la Commissione si recò sul Monte Rombon, e anche lì
venne ritrovata una croce di legno ormai marcita, che aiutò a trovare l’ottava
salma. La nona venne invece rinvenuta sul Monte San Michele, vicino alla scavo
di una trincea, al disotto di una croce. Furono poi le ricerche a Castegnevizza
del Carso, dove venne trovato un palo di legno avvolto con del filo spinato,
che fecero pensare ad una trincea, dove venne trovato il decimo corpo. Le
ricerche per l’undicesima salma si concentrarono in un tratto di fronte tra
Castagnevizza e il mare. Anche là venne ritrovata una croce e così anche
l’ultima salma fece il suo ingresso a Gorizia. Nella chiesa di Sant’Ignazio,
proprio a Gorizia, vennero celebrati gli undici soldati e tutti i caduti della
guerra in una solenne marcia funebre, come eseguita per la prima volta in
occasione dei funerali di re Umberto I.
Ritengo
che l’omaggio alla Nazione con la scelta simbolica di un soldato anonimo sia un
meraviglioso gesto di umanità e solidarietà: è come se il Milite Ignoto possa
essere il figlio, il marito, il padre dell’intera Nazione, e per quanto sia
triste il fatto che non tutti abbiano potuto seppellire i propri cari, l’idea
di averlo fatto simbolicamente può aver alleggerito gli animi, e aver dato un po’
di speranza ad ogni madre, moglie e figlia, che i soldati seppelliti fossero
proprio i loro uomini.
Maria Bergamas di
Aida S.
Maria
Maddalena Bergamas, nata il 23 gennaio 1867 a Gradisca d’Isonzo, negli anni
dell’adolescenza si trasferì a Trieste, che ai tempi faceva parte dell’impero
austroungarico. Fu così che il suo unico figlio maschio si dovette arruolare
nell’esercito austriaco, ma nel 1916 Antonio, così si chiamava, abbandonò
l’esercito austriaco per arruolarsi nel 137° Reggimento di Fanteria della
Brigata “Barletta”, sotto falso nome imposto dal Regio Esercito. Il 16 giugno
1916, mentre guidava l’attacco del suo plotone, durante un combattimento, fu
ucciso da una raffica di mitraglia. Nelle sue tasche fu trovato un biglietto in
cui pregava di avvisare il Sindaco della sua morte, siccome era l’unico che era
al corrente della sua identità, il suo corpo fu sepolto insieme agli altri
caduti nel cimitero di guerra di Marcesina, sull’Altopiano dei Sette Comuni. A
seguito di un violento bombardamento che distrusse il cimitero, il suo corpo
diventò introvabile.
Maria,
dopo la guerra, fu incaricata di scegliere il soldato tra gli undici caduti non
identificati scelti per avere la salma del Milite Ignoto da portare al
Vittoriano per ricordare tutti i caduti della guerra. Il 28 ottobre 1921, nella
Basilica di Aquileia, Maria fu posta davanti alle undici bare allineate. Sulla
seconda bara appoggiò il suo grembiule nero, dopo essere passata davanti alle
prime. Non riuscì a proseguire: alla destra della bara si accasciò sul feretro
urlando il nome del figlio. Per questo motivo fu scelta quella bara per
rappresentare i militi senza nome. Maria morì il 22 dicembre 1953 a Trieste.
Infatti, dopo qualche anno, andò a vivere nella casa dove abitava e dove una
targa ricorda che lì nacque Maria Bergamas.
Ho
scelto di fare la ricerca su Maria Bergamas per il gesto che ha fatto.
Accettare l’incarico che le è stato affidato, scegliere una delle undici bare e
non sapere in quale e se poteva esserci il corpo del figli, è stato un gesto di
solidarietà per tutte le mamme che avevano perso il proprio figlio senza avere
un corpo su cui piangere: posso solo immaginare il dolore che hanno provato. Se
fossi stata al posto di Maria non sarei riuscita a scegliere neanche di
accettare l’incarico.
La dignità e gli onori ai
soldati caduti in guerra di Davide Z.
La
richiesta di dare giusta dignità e gli onori ai soldati caduti in guerra è
partita dal popolo e dalle amministrazioni comunali ed ha coinvolto artisti e
letterari che sono arrivati all’istituzione nel 1919 di una Commissione che ha
onorato la memoria dei soldati d’Italia e dei Paesi alleati, morti in guerra.
Il
1921 era l’anno della scelta del combattente che poi è diventato il
rappresentante del sacrificio dei seicentomila italiani persi, decisione
lasciata a Maria Bergamas di Trieste che aveva in famiglia un soldato disertore
dall’esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane che era morto
combattendo senza che il suo corpo fosse identificato.
Davanti
ad undici bare chiuse, la donna cadde in ginocchio vicino ad una di esse e
avrebbe scelto il Milite Ignoto che era l’eroe simbolo di coraggio, orgoglio,
sacrificio e devozione che poi sarebbe stato riconosciuto con tutti gli onori
il 4 novembre 1921, ponendolo nel sacello all’Altare della Patria.
Nel
primo dopoguerra le istituzioni sono a lungo state impegnate in una lenta e
difficile operazione di conta dei caduti in battaglia.
Al
ritorno alla normalità si pone il problema della loro collocazione, dal momento
che i cimiteri non sono in grado di accogliere tutti i corpi. Ma è possibile
individuare già, dai primi anni dalla fine del conflitto, una sorta di prima
fase del fenomeno di commemorazione dei caduti in cui sono l’iniziativa e il
sentimento popolari a prevalere, con l’appoggio delle amministrazioni comunali.
A
livello locale si moltiplicarono le iniziative mirate all’erezione di monumenti
in memoria dei caduti in battaglia, e secondo un processo di commemorazione
finalizzato a restituire dignità e onore a coloro che si erano battuti a costo
della loro stessa vita in una guerra massacrante.
I
comuni hanno adottato sin da subito provvedimenti volti al recupero delle somme
necessarie, nonostante le difficoltà economiche del periodo.
Il
mio parere è che, dopo la guerra, il riconoscimento del monumento al Milite
Ignoto è stato molto importante.
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