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mercoledì 6 gennaio 2010

I Templari
Antonio Trogu
II Parte
Il processo

La definitiva conclusione della crociata e la fine degli stati latini d'Oriente creò enormi problemi per gli ordini militari che tanto avevano dato alla causa. I Templari avevano acquistato, nonostante tutto, prestigio politico e diplomatico riconosciuto da tutti, le ricchezze che avevano permesso la lunga permanenza in terrasanta erano ora a loro completa disposizione in Europa. Lo stesso maestro Jacques de Molay lasciò la sede di Cipro per recarsi a Parigi, nel nuovo quartiere generale e decidere il da farsi, ma il ritorno definitivo dei monaci-cavalieri in Europa sollevò anche parecchi malumori. Quasi tutti i re europei avevano fatto spesso ricorso alle finanze Templari per le insaziabili esigenze di bilancio, la Chiesa di Roma, anche se da poco trasferita in Francia, aveva timore per la sua potenza politica, il popolo li guarda sempre piu' con diffidenza: i Templari incominciavano a fare paura a tanti. In questi anni la situazione economica della Francia era molto delicata, il re Filippo IV, dopo aver tentato inutilmente di entrare nell'ordine dei Templari, non appare in grado di risollevare le ormai vuote casse dello Stato. Il popolo francese, stanco dei continui aumenti di tasse, incomincia a dare segnali di turbolenza assai pericolosi. Voci di un prestito fatto del tesoriere del Tempio senza autorizzazione di Molay contribuiscono a creare una situazione di tensione tra il re francese e il maestro dell'ordine. I Templari sono diventati scomodi per l'avido Filippo IV e per il suo potere politico.
Tutta la vicenda ha inizio nel 1305, quando un tale Esquiu De Floryan si presentò al sovrano di Spagna Jaime II con una storia stupefacente: diceva di essere stato nelle carceri di Béziers in compagnia di un cavaliere templare cacciato dall’Ordine che gli aveva raccontato le inaudite atrocità che venivano compiute: si rinnegava Cristo all’atto di essere accettati nell’Ordine, si sputava sulla Croce, si praticava la sodomia e si adorava un idolo.
De Floryan raccontò questa storia a Jaime II perché sapeva che il Re aveva buoni motivi per avercela con i Templari, non gli andava troppo a genio avere all’interno dei suoi confini un secondo potere oltre lo Stato con una tale influenza, inoltre avevano le più possenti fortezze del Regno e facevano i migliori affari. Jaime II però ritenne opportuno non intraprendere azioni contro gli onnipotenti Templari, anche perché la pia popolazione spagnola non avrebbe mai perdonato al suo Sovrano una simile azione contro i migliori Cristiani dell’epoca e la Chiesa!
Jaime II consigliò però a De Floryan di rivolgersi a Filippo IV di Francia che aveva una certa esperienza in lotte contro la Chiesa grazie anche al suo scaltro consigliere: Guglielmo di Nogaret
De Floryan alla fine riuscì ad incontrarsi con Nogaret che percepì immediatamente quanto quelle informazioni che gli venivano date fossero ad alto potenziale esplosivo. Ormai era specializzato a saccheggiare beni ecclesiastici e annientare un Ordine per il vile denaro non lo preoccupava minimamente. Inoltre aveva forse un motivo in più per agire contro i Templari: i Cavalieri avevano denunciato all’Inquisizione come cataro suo nonno che era stato così bruciato sul rogo.Per il momento però aveva in mano ben poco per accusare un intero Ordine, aveva soltanto le affermazioni di un pregiudicato, un testimone quindi abbastanza inattendibile, per giunta anche espulso dall’Ordine.
C’era soltanto una soluzione per ottenere prove sicure ed innegabili della colpevolezza dell’Ordine: tutti i Templari dovevano essere sottoposti a tortura e dovevano essere costretti a firmare le deposizioni con il riconoscimento della loro colpevolezza.
“I frati dell'ordine della milizia del Tempio, lupi nascosti sotto un aspetto da agnello e sotto l'abito dell'ordine, insultando in modo sciagurato la religione della nostra fede, sono accusati di rinnegare il Cristo, di sputare sulla croce, di lasciarsi andare ad atti osceni al momento dell'ammissione all'ordine: essi si impegnano con il voto che proferiscono, e senza timore di contravvenire alla legge umana, a darsi l'uno all'altro, senza rifiutarsi, se vengono richiesti...” Con queste parole il re Filippo IV ha giustificato l'arresto in massa, all'insaputa del papa, dei Templari nelle commende francesi avvenuto all'alba di venerdi 13 ottobre 1307. Quasi tutti i monaci vennero imprigionati compreso il maestro Jacques de Molay che si trovava nella commenda di Parigi, tutti i beni dell'ordine confiscati compreso il tesoro e tutti i documenti. Le accuse erano pesanti ma quello che preoccupava era il sospetto che si nascondeva dietro questa manovra del re: il desiderio di sopprimere l'ordine del Tempio. La cattura era stata ordinata dal Grande Inquisitore di Francia, Guglielmo d’Imbert che avrebbe dovuto procedere anche agli interrogatori, ma gli aguzzini cominciarono subito, torturando i poveri malcapitati e iniziando a far sottoscrivere da quanti più Templari possibile le loro dichiarazioni di colpevolezza. Incatenati, isolati dalla vita conventuale e torturati, ai poveri monaci-cavalieri rinchiusi fu presentata una lunga lista di misfatti che da tempo sarebbero stati abituali nell’Ordine. A chi confessava veniva promessa la libertà, il perdono e una pensione ordinaria attinta dai beni dell’Ordine. Si doveva soltanto adempiere alla piccolissima formalità di sottoscrivere le proprie affermazioni di colpevolezza sotto giuramento. Chi invece si intestardiva col negare le accuse veniva invece messo alla ruota, una, due, tre volte al giorno, finché non confessava ….. o moriva.
Non tutti ce la fecero a sopportare le torture e molti firmarono i documenti con le mani insanguinate. I capi d’accusa più importanti furono: aver rinnegato Cristo, aver sputato sulla Croce, sodomia e adorazione di un idolo.
Sono questi mesi difficili per i Templari, il ricordo di epiche battaglie e' lontano e la confusione appare come l'unica certezza, dove confessioni, precisazioni ma anche ritrattazioni e lo spettro di gravi condanne avvicinano i bianchi mantelli al fuoco del rogo. Le torture incominciano a produrre gli effetti desiderati dal re di Francia Filippo IV. Del coraggio dei temuti cavalieri ben poco e' rimasto e lo scoramento nelle file della gerarchia dell'ordine sembra confermare un triste percorso gia' disegnato e dal quale pare non ci sia proprio via di scampo.
Clemente V, papa francese molto vicino al re Filippo IV, non ha mantenuto il suo ruolo di garante alla ricerca della verita' ma ha contribuito egli stesso, con la sua indecisione politica, alla condanna definitiva dell'ordine. A seguito del concilio di Vienne del 1312, il papa approvò, su richiesta del re di Francia, la soppressione dei Templari firmando la bolla 'vox in excelso' e la seguente 'ad providam' con la quale veniva disposto che tutti i beni Templari diventavano proprieta' degli Ospedalieri, altro ordine religioso-militare. Le decisioni del Papa per i Templari furono: coloro che erano stati giudicati innocenti dovevano esser mantenuti con i beni dell’Ordine e potevano vivere nelle loro case o in monasteri, purché non troppi nella medesima casa; coloro che non si erano pentiti o i recidivi andavano severamente puniti e coloro che nonostante le torture continuavano a non confessare dovevano essere giudicati secondo il diritto canonico; i fuggiaschi dovevano presentarsi alle autorità entro un anno.
Quindi l’Ordine fu soppresso, la condanna dei dignitari dell'ordine alla prigione perpetua pareva l'atto finale di un processo politico che liberava tutta Europa di un ordine diventato troppo potente ed influente, restava però il Processo ai singoli imputati di eresia e ai massimi esponenti dell’Ordine che continuavano a marcire in prigione.
Filippo non aspettò un momento, il 18 Maggio pronunciò la sentenza di morte e lo stesso giorno gli alti dignitari dell’Ordine furono bruciati vivi sull’isolotto di Pont Neuf, sella Senna, alle spalle di Notre Dame. Per lo spettacolo si radunò una folla sterminata.
In questo frangente il Gran Maestro Jacques Molay disse una frase storica:
"Alla soglia della morte, dove anche la minima delle menzogne è fatale (si riferisce al rischio di non poter ascendere al Paradiso), confesso chiamando il cielo e la terra a testimoni, che ho commesso peccato gravissimo a danno mio e dei miei, e che mi sono reso colpevole della terribile morte, perché per salvarmi la vita e sfuggire ai troppi tormenti, e soprattutto allettato dalle parole lusinghiere del Re e del Papa, ho testimoniato contro me stesso e contro il mio Ordine. Ora invece, sebbene sappia quale destino mi attende, non voglio aggiungere altre menzogne a quelle già dette e, nel dichiarare che l’Ordine fu sempre ortodosso e mondo d’ogni macchia, rinuncio di buon grado alla vita".
All’ultimo Gran Maestro Jacques De Molay, che pure era stato processato ma poi graziato e messo in libertà, nel corso di una pubblica funzione alla quale era stato inviato ad assistere, vennero lette le sue pretese confessioni. Seguì la ribellione del Gran Maestro, che rinnegando quanto venne detto, affermò la completa estraneità dell'Ordine, alle accuse rivoltigli, affermando indignato, che sempre i Cavalieri del Tempio erano rimasti fedeli alla Regola ricevuta, a Cristo ed al Cattolicesimo.
Venne di nuovo arrestato ed il 28 marzo 1314, bruciato a fuoco lento, come un eretico. De Molay, nel corso del supplizio non si stancò di rinnegare ogni colpa addebitata all’Ordine, accusando di mendacio i suoi aguzzini ed invocando la Giustizia Divina.
Durante i numerosi interrogatori, de Molay ha mancato di coerenza, di certo d'intelligenza, forse anche di coraggio. Egli riconosce dapprima alcune delle accuse rivolte all'Ordine, in seguito ritratta le sue confessioni, per poi adottare una posizione che non cambierà più: non parlerà se non davanti al papa. Così rimane in silenzio anche quando, nel 1310, i Templari si levano in massa per difendere il proprio Ordine. E non dice nulla nemmeno allorché, due anni più tardi, il papa lo abolisce.
Da un esame delle fonti del processo si nota che le confessioni dei templari sono copie stereotipe che raccontano tutti gli stessi misfatti, come è tipico delle deposizioni estorte o suggerite ed i processi dell’Inquisizione al di fuori della Francia pervennero quasi tutti ad una assoluzione dell’ordine.

Conclusioni

Con la soppressione dell’Ordine fu anche la Chiesa e soprattutto il papato a subire un grandissimo danno, un Papa aveva sacrificato un Ordine all’avidità di un Re. Lo scandalo del processo, le confessioni dei Cavalieri, la debolezza del Papa, lo schieramento di un subdolo Re contro un Ordine secolare, minarono le basi della società stessa. Gli alti ideali Medioevali come la cavalleria, il senso dell’onore, la disciplina, il valore, la cortesia, la religiosità vennero messi in discussione. Non dovette essere cosa da poco! Il processo si svolse contro una miriade di norme di diritto canonico e civile, i Templari vennero trattati in modo disumano, le loro confessioni furono estorte con modi e mezzi violentissimi ed era fin troppo chiaro che l’Ordine era innocente.
Ma dopo la soppressione che ne fu di del glorioso Ordine Templare?
I Templari fuori i confini della Francia riuscirono per la maggior parte a mettersi in salvo, soprattutto in Portogallo, Germania e Gran Bretagna. C’è chi pensa che si riunirono in società segrete, come i Rosacroce del XVI secolo, ma per molti è difficile che ciò sia accaduto, i Templari delle varie nazioni erano troppo lontani tra loro per riuscire a comunicare: non potevano più usare il loro vero nome, non avevano un punto di riferimento, erano perseguitati e prontamente colpiti nel cuore.
I superstiti non avevano più soldi, erano dei fuggiaschi ricercati dalla polizia, non avevano figli a cui tramandare le loro tradizioni e i loro segreti (la Regola non permetteva il matrimonio) e avevano grandissime difficoltà a trovare nuovi adepti: chi avrebbe mai voluto entrare in un Ordine soppresso dal Papa e ricercato dalla polizia? Anche se ci fossero state persone con ideali purissimi e lo spirito giusto sarebbe stato meglio unirsi ad Ordini già esistenti (soprattutto i Gerosolimitani godevano di grandissima fama) o al limite crearne uno completamente nuovo.
Nei secoli sono state molte le società che rivendicavano il titolo di "Templari", ma questa è un’altra storia.







BIBLIOGRAFIA

BECK A., La fine dei Templari, Edizioni Piemme, 1999
BERNARD M., Storia e segreti del più misterioso ordine medievale, Edizioni L’età dell’Aquario
BORDONOVE G., La vita quotidiana dei Templari, Milano , RCS Rizzoli, 1989
CAPONE - IMPERIO - VALENTINI, Guida all'Italia dei Templari, Roma, Edizioni Mediterranee, 2º ed. 1997
CUOMO F., Gunther d'Amalfi cavaliere Templare, Roma, Newton Editore, 1996
CHARPENTIER L, I misteri dei Templari, Roma, 1981
LEHMANN, I crociati, Milano, Garzanti, 1978
MARINELLI E., Sindone, un'immagine "impossibile", Milano , Edizioni San Paolo, 1996
PARTNER P., i Templari, Torino, G. Einaudi ed., 1991
RILEY-SMITH JONATHAN, Breve storia delle Crociate, Arnoldo Mondatori editore,1994

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